La Rsa dedicata a padre Kolbe il frate che salvò gli ebrei
ROVERETO . La Rsa di Borgo Sacco è ora "Rsa San Kolbe". Lo avevano annunciato lo scorso settembre, in occasione del decennale della Rsa: la sede di Sacco della Vannetti sarebbe stata intitolata a San...
ROVERETO . La Rsa di Borgo Sacco è ora "Rsa San Kolbe". Lo avevano annunciato lo scorso settembre, in occasione del decennale della Rsa: la sede di Sacco della Vannetti sarebbe stata intitolata a San Massimiliano Kolbe. Adesso l'intitolazione è ufficiale. La scelta di intitolare al santo polacco la struttura di Sacco ha diverse motivazioni. Innanzitutto Kolbe fu un frate francescano conventuale, lo stesso ordine che da anni regge la parrocchia di Borgo Sacco. La Rsa, peraltro, venne costruita su un terreno che era di proprietà della stessa parrocchia. Kolbe fondò anche le “Milizie dell'Immacolata”, presenti anch'esse a Sacco. Ma non sono solo questi i motivi per l'aver dedicato la casa di riposo (sede anche del centro servizi anziani) al religioso. Kolbe venne santificato da Papa Giovanni Paolo II perché dedicò tutta la sua vita al soccorso del prossimo, in ogni situazione. In particolare durante la tragedia della II guerra mondiale, vissuta in modo particolarmente drammatico nel suo paese, la Polonia, dimostrò la sua incrollabile dedizione all'aiuto degli altri. I nazisti, invasa la Polonia, lo arrestarono costringendolo a chiudere il grande convento di Niepokalanow, che riaprì immediatamente appena rilasciato. Qui accolse 3500 profughi, dei quali 1500 erano ebrei. Arrestato nuovamente nel 1941, avrebbe potuto salvarsi accettando la cittadinanza tedesca, ma la rifiutò. Finì ad Auschwitz, dove si sacrificò, offrendo la propria vita al posto di un padre di famiglia condannato a morte. Papa Wojtyla, nel santificarlo, lo definì “patrono del nostro difficile secolo e martire della carità”. “Padre Kolbe condensa e rappresenta nella sua esperienza umana una sensibilità spirituale ed assistenziale che vorremmo fosse motivo di ispirazione per tutti nella Rsa: residenti, familiari, operatori, volontari, la comunità tutta”, commenta la presidente della Apsp Daniela Roner.