Ex Anmil: la soluzione è l’abbattimento totale 

Il paradosso legale. La proprietà intellettuale del progetto si potrebbe considerare lesa  da una demolizione parziale ma il problema non si pone se si cancella completamente l’opera


Luca Marsilli


Rovereto. Forse potrebbe essere l’autunno buono. E dopo 50 anni, sarebbe una notizia. Ma dopo almeno 5 anni in cui si rinvia di stagione in stagione, usare il condizionale è obbligatorio e avvertendo che un condizionale molto condizionale. L’ultimo problema in ordine di tempo per la demolizione dell’ex Anmil - la necessità di rispettare la proprietà intellettuale dell’opera - sarebbe stato risolto dai legali cui Patrimonio Trentino Spa si era rivolta per capire se e come quel diritto fosse effettivamente prevalente su quello di proprietà. E la risposta sarebbe (altro condizionale, perché non c’è ancora l’ufficialità) stata draconiana: il problema si può porre, almeno in linea teorica, se si lascia in piedi parte della struttura ma non esiste se la si demolisce completamente.

Il parere legale

E qui si può fare un po’ di fatica a capire, ma un senso giuridico c’è. Se si riconosce ad un edificio, sia pure mai completato, un valore che va al di là dell’usuale, per le soluzioni architettoniche o ingegneristiche innovative che propone, modificarlo lede in qualche modo la proprietà intellettuale del progettista. Che verrebbe mortificata da modifiche successive non concordabili con lui. Ma se il bene non è soggetto a tutela delle belle arti (e quindi considerato meritevole di tutela per le sue qualità intrinseche) e l’ex Anmil non lo è, il proprietario può serenamente demolirlo completamente, cancellandone ogni traccia.

La giunta provinciale

Questa sarebbe la decisione ultima, sostenuta anche dalla giunta provinciale che, con un po’ di sano pragmatismo, sarebbe convinta che 50 anni di discussioni e dibattiti su tutto e su niente, mentre la struttura marciva nel bosco, possano anche bastare. Dopo le ferie e attesa la fine di ottobre (che per le direttive europee coincide con la fine della stagione della nidificazione degli uccelli), potrebbero arrivare le ruspe. Per procedere a quella demolizione che ormai pare inevitabile.

La posizione di Rovereto

A Rovereto, fronte giunta comunale, non risulta ancora nulla di nuovo. «Posso solo dire - commenta l’indiscrezione l’assessore Maurizio Tomazzoni - che la nostra posizione è la stessa ormai da quattro anni: siamo per la demolizione. Ma non per puntiglio: urbanisticamente ci sembra l’unica soluzione accettabile. Perché non ci sono vie di mezzo: un qualsiasi tipo di riutilizzo passerebbe per forza dalla realizzazione di una strada e di un parcheggio e quindi dalla cementificazione della collina. La stessa prevista dal progetto originario negli anni Sessanta, perché noi vediamo quel che rimane delle strutture di due edifici, ma il complesso come progettato ne prevedeva sette. Era una opera che si sarebbe presa la collina, appunto, e allora poteva anche sembrare una buona idea. Oggi no. Oggi riteniamo che difendere quel bosco a ridosso della città sia un valore. E difenderlo non è compatibile con interventi di urbanizzazione. Per questo dico che non ci sono vie di mezzo: o l’ex Anmil, o il bosco. E dovendo scegliere, noi scegliamo il bosco e la demolizione è la strada obbligata».

Quattro anni di attesa

Che la giunta Valduga dà peraltro per scontata da inizio mandato. Quando dovendo rimettere mano a piazza Rosmini, si preferì rimandare per evitare che la nuova pavimentazione dovesse subire l’oltraggio dei camion di macerie che dalla collina dovranno scendere verso le discariche. «In effetti - conclude Maurizio Tomazzoni - allora sembrava questione di mesi. Poi sono passati quattro anni e stiamo ancora aspettando una certezza sui tempi dell’intervento. I nidi, poi i problemi dell’appalto, poi il progetto di Euritmus, poi la “battaglia” per la tutela legale dell’immobile. Vediamo se questa sarà la volta buona. Io previsioni non ne faccio più».













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