«Cittadinanza onoraria? No, nessuna strumentalizzazione»
Il caso. Onorificenza proposta a Bassano dal centrodestra per la roveretana Egea Haffner figlia di una vittima delle foibe per “bilanciare” la nomina della senatrice Segre. Lei però la rifiuta
Rovereto. E’ un “no grazie” cortese ma deciso nello stesso momento quello che Egea Haffner comunica alla fine di una lunga giornata che l’ha vista protagonista («a sua insaputa», come lei stessa afferma) assieme alla senatrice Liliana Segre al consiglio comunale di Bassano del Grappa. Entrambe, l’altra sera, sono state nominate (su proposta di schieramenti contrapposti) cittadine onorarie di Bassano del Grappa. Ma la roveretana, figlia di una vittima delle foibe, 78 anni, sposata con l’ingegner Gianni Tomazzoni, ha rifiutato: «Non accetto strumentalizzazioni politiche, né di destra né di sinistra. Sono cittadina italiana e questo mi basta. Così come per ricordare mio padre Kurt vado orgogliosa della medaglia che mi dato il presidente della Repubblica Ciampi e che porto al petto ogni 10 febbraio nella giornata della memoria» afferma la donna il cui padre era stato prelevato d ai titini il primo maggio 1945 e infoibato la notte stessa.
«Proposta a mia insaputa»
«No, non so niente di una cittadinanza onoraria a me. Evidentemente qualcuno l’ha proposta a mia insaputa visto che la notizia la apprendo da lei...» dice Egea Haffner. Possibile a sua insaputa? Forse indicata da qualche associazione di profughi ed esuli istriani? A fare il suo nome, comunque, in consiglio a Bassano sono stati esponenti della maggioranza (di centrodestra) dopo che la minoranza (di centrosinistra) aveva proposto la senatrice Segre cittadina onoraria. E la mozione ha scaldato gli animi perché la maggioranza consiliare per “par condicio” alla senatrice sopravvissuta ai campi di sterminio ha contrapposto la figlia vittima di un “infoibato”. L’opposizione non ci sta ed abbandona l’aula, ma la maggioranza ha i numeri per la nomina sia della senatrice che dell’esula istriana. «Non voglio compararmi alla senatrice perché abbiamo vissuto esperienze diverse. E non voglio che sul mio nome vengano fatte speculazioni o strumentalizzazioni di carattere politico: per questo dico no grazie, sono già cittadina italiana e mi basta e la memoria di mio padre è onorata dalla medaglia di Ciampi» sostiene l’anziana profuga. Egea Haffner è diventata l’immagine simbolo delle foibe per quella foto di bambina con la valigia (scattata il 6 luglio 1946) partita con la mamma da Pola ed approdata in Sardegna dove rimase otto mesi. Da lì poi, ricorda, è finita a Bolzano dalla sorella e dalla mamma di mio padre: è stata dalle Marcelline ed ha frequentato le scuole dell’obbligo e quindi le magistrali. E proprio a Bolzano, dove lavorava all’Enpas, ha conosciuto il suo futuro marito e si è sposata. Dopo varie tappe, legate a trasferimenti di lavoro, la coppia, che ha due figlie e sei nipotini, è approdata a Rovereto.