Panchine rosse, il vicesindaco Betta replica alle critiche
Riva. «Le panchine rosse non sono, come il “posto occupato”, dei monumenti, ma qualcosa da vivere, ogni giorno, tutti noi, nella quotidianità». Lo spiega il vicesindaco e assessore alle politiche...
Riva. «Le panchine rosse non sono, come il “posto occupato”, dei monumenti, ma qualcosa da vivere, ogni giorno, tutti noi, nella quotidianità». Lo spiega il vicesindaco e assessore alle politiche sociali Silvia Betta, rispondendo alle critiche ricevute sui social e in una lettera della signora Rosanna Sega in quanto durante la cerimonia di presentazione dell’iniziativa alcune delle presenti si siano sedute sulla panchina, cosa ritenuta offensiva. «Come donna e come delegata della giunta ai temi sociali, anche a nome del sindaco Cristina Santi, ci tengo moltissimo a rispondere - spiega alla stampa il vicesindaco - il “posto occupato” è un’altra e diversa iniziativa. È una campagna di sensibilizzazione che prevede una sedia rossa con sopra una sciarpa o una scarpa rossa, che ha il significato che la signora indica nella sua lettera: quello di un monumento. Una iniziativa che pure abbiamo adottato, la prima in assoluto di questa amministrazione, appena insediata, nell’atrio d’entrata del municipio. Ma la panchina rossa è diversa: non è un monumento ma qualcosa da vivere. Perché tutti i cittadini sedendosi possano rivolgere un pensiero alle donne scomparse e rammentare come tantissime siano ancora le vittime di abusi, le quali possono reagire e denunciare ricorrendo ai numeri indicati su ogni panchina - spiega ancora Betta -. Come amministrazione ci dispiace che su un tema così importante ci sia stata un’incomprensione, ma voglio rassicurare tutti, e le donne in particolare, che la nostra volontà è di mettere al centro le donne vittime di violenza, così come ci è stato chiesto dai genitori di Alba Chiara Baroni e dalla mamma di Eleonora Perraro, che hanno lasciato la loro testimonianza in un video, che invitiamo ad andare a vedere sul sito del Comune. Perché l’importante è che non si spengano i riflettori su questo argomento».
Le panchine rosse sono state collocate «in luoghi belli e frequentati, sia in centro sia nelle frazioni, accanto alle scuole e nei parchi giochi, vogliono comunicare alle donne vittime di violenza che la città, la loro comunità, tutti noi siamo dalla loro parte, siamo vicini e pronti a difenderle, e le incoraggiamo a reagire, a uscire dalla terribile prigionia di dolore in cui sono rinchiuse - conclude - inoltre abbiamo illuminato di rosso il Bastione e pubblicato un video di testimonianza dei genitori di Alba Chiara e della mamma di Eleonora, morte tragicamente, vittime innocenti di una violenza ingiustificata e inaudita».