Lavoratori licenziati, secondo ko per la Coop 

Il giudice Cuccaro ha confermato l’ordinanza di reintegro dei tre dipendenti: «Nessuna prova che abbiano consumato birre prese in negozio senza pagare»



RIVA. Non c’è nessuna prova che i tre lavoratori della Coop Alto Garda licenziati (e poi reintegrati dal giudice) abbiano consumato bevande prelevate dal negozio senza pagarle. A queste conclusioni è arrivato il giudice del lavoro Michele Cuccaro nella causa che vedeva di fronte la Coop Alto Garda, rappresentata dall’avvocato Filippo Valcanover, e i tre dipendenti di un punto vendita della Busa, difesi dagli avvocati rivani Lorella Sitzia, Silvia Bombardelli e Anna Gnuffi e dal legale bolzanino Mauro De Pascalis.

Lo stesso Cuccaro già nello scorso agosto aveva ordinato il reintegro dei tre lavoratori. Coop Alto Garda ha impugnato l’ordinanza, ma nella sostanza Cuccaro ha confermato integralmente le motivazioni che hanno portato al reintegro.

Ai tre dipendenti era stato contestato di aver consumato, in cinque distinti episodi, bevande alcoliche che solo in un caso – a detta dell’azienda – erano state pagate e solo dopo essere stati sorpresi da un collega. L’episodio più rilevante è quello del 25 settembre 2017, quando per la cooperativa i tre avrebbero prelevato, senza pagarle, dodici bottiglie di birra, poi ritrovare in un sacco con altri prodotti del punto vendita nell’isola ecologica che si trova nei pressi del negozio. I tre hanno sempre respinto con forza le accuse (per altro in uno degli episodi contestati uno dei tre non era fisicamente presente): “Se abbiamo bevuto alcolici, lo abbiamo sempre fatto al di fuori dall’orario di lavoro e sempre pagando le consumazioni”, hanno sempre ripetuti i tre. Le accuse che hanno portato Coop Alto Garda al licenziamento secondo il giudice Cuccaro non sono avvalorate da alcuna prova. Il ritrovamento delle bottiglie nell’isola ecologica riservata alla Coop, secondo il giudice non ha alcun valore: più testimonianze, infatti, sono concordi nell’affermare che l’isola ecologica non è chiusa e che chiunque (come per altro pacificamente accaduto più volte) può accedervi e lasciare immondizia. Non solo: secondo il giudice non vi è prova alcuna che le bottiglie consumate non fossero state pagate. Coop Alto Garda ha prodotto tutti gli scontrini relativi alle giornate 23, 24 e 25 settembre con l’intento di dimostrare che non c’era un acquisto unico di dodici bottiglie della marca ritrovata nell’immondizia, ma solo alcuni acquisti separati. Per il giudice questa non può essere portata come prova del comportamento scorretto dei tre dipendenti, che potrebbero aver acquistato separatamente le bevande. Infine, argomenta il giudice, la frase “Scusami...” riferita dal caponegozio, nell’immediatezza dei fatti, al direttore di Coop Alto Garda non può avere valore di confessione, perché le scuse potevano essere riferite al fatto di aver bevuto all’interno dello stesso negozio. Lo stesso direttore di Coop Alto Garda ha detto di fronte al giudice che il capo negozio aveva fatto intendere di aver pagato le bevande.

Da capire, ora, se Coop intende impugnare anche questa sentenza.













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