La maturità dietro al plexiglass 

Gli esami dopo l’emergenza Covid. Al liceo Maffei di Riva sono iniziate le prove orali per il diploma con la nuova formula d’interrogazione Ambiente quasi surreale: misure di sicurezza, distanze, mascherine e divisorie in plastica fra studenti, professori e presidenti di commissione 


Katia Dell’eva


Riva. Che il 2020 sia l’anno più strano vissuto fino ad oggi, è ormai chiaro su molteplici fronti. Non da meno poteva del resto essere quel rito di passaggio che va sotto il nome di “esame di maturità”. Ma allora, come si sono trasformati in tempo di Coronavirus, gli esami per i diplomi, che concludono definitivamente l’esperienza con la scuola superiore per centinaia di ragazzi, e cominciati ieri? Cos’è cambiato e cos’è rimasto? Lo abbiamo chiesto ad alcuni studenti (o meglio ormai ex-studenti) del Liceo Maffei di Riva, i primissimi del mattino a cimentarsi con la nuova eccezionale formula d’interrogazione.

«L’esame è tutto orale e dura un’ora – ci ha ricordato Riccardo Valentini, iscritto allo Scientifico – abbiamo cominciato da un elaborato di matematica, prodotto autonomamente nei giorni scorsi, per poi passare a italiano: ci viene consegnato un testo da analizzare e dal quale partire per raccontarne l’autore. A seguire – ha aggiunto – ci viene fatta una domanda, che serve da spunto argomentativo per collegare più materie possibili. In conclusione restano poi delle domande di cittadinanza e un piccolo confronto sulla nostra esperienza in merito all’alternanza scuola-lavoro». Un excursus, insomma, che condensa e concentra i vecchi tre scritti e l’orale, spaziando il più possibile nel programma.

«La cosa strana, proprio da un punto di vista di impatto visivo, però – aggiunge Laura Michelotti, anche lei dallo Scientifico – è stato ritornare a scuola in un’aula completamente cambiata: indossare la mascherina, essere seduti accanto alla lavagna, mentre i professori e il presidente di commissione, a distanza di un metro e mezzo, stanno dietro a una barriera di plexiglas».

Sono le distanze, le misure di sicurezza, ciò a cui ancora ci si deve abituare, ciò che rende tutto diverso e surreale: «Non avere un ultimo giorno di scuola, non avere un’ultima campanella, è quello che mi è mancato davvero» - sostiene infatti Cristiana Leoni, iscritta al Linguistico. E’ il prima, la fase che ha portato qui, a questo esame, ad essere stata vissuta con difficoltà, tra chi, come Laura Michelotti, ha studiato da sola in una maratona volta a non deludere le aspettative di nessuno – in particolare le proprie -, chi ancora, come Cristiana Leoni, ha scoperto la forza di volontà e l’autonomia necessari per lo studio domestico, e chi, infine, ha faticato: «Le tante ore di lezione online sono state difficili – racconta Ilaria Cattoi, iscritta a Scienze Umane – perché difficile era anche mantenere la concentrazione, non essendo in classe. I ripassi, per fortuna, li abbiamo fatti in videochiamata, con le amiche, rendendo tutto più leggero».

Mancano gli scritti, mancano tutti i momenti rito vissuti da generazioni – i gavettoni l’ultimo giorno di scuola, il ritrovarsi in spiaggia dopo la “terza prova” -, eppure resta, sempre uguale e immutato, il senso di leggerezza post-esame: «Pensavo peggio - ripetono tutti, ridendo – il tempo alla fine è volato». Perché l’esame di maturità spaventa, tutti, da sempre (e in queste straordinarie circostanze, tra comunicazioni incerte e confusioni varie, ancor di più), ma poi, un modo per festeggiare, con una birra, una pizza, un abbraccio alla fidanzata o al fratello, una foto scattata oltre il cancello dalla mamma orgogliosa, lo si trova anche in tempo di distanziamento sociale.

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