Floriani, inaugurata la mostra
A Casartisti l’esposizione per i 50 anni della morte. Presenti anche i nipoti di Giacomo
TENNO. Cinquanta anni fa scompariva il poeta della montagna trentina, e in particolare della vita nei villaggi di montagna Giacomo Floriani (1889-29 aprile 1968). E cinquantun anno fa apriva nel villaggio di Canale la Casa degli Artisti intitolata al pictor dominicus Giacomo Vittone.
Non solo il nome dei protagonisti unisce i due avvenimenti, ma anche il significato delle due realtà. In questa prospettiva l’inaugurazione della mostra commemorativa del poeta dialettale, autore di cinque raccolte di poesia dialettale rivana, i Canzonieri pubblicati dall’amico Riccardo Maroni, Fiori de montagna, I mè amizi de montagna, Montagne trentine, La me baita e El mè òrt de montagna, Giacomo Floriani. è stata sabato sera una festa di popolo, con la folla delle grandi occasioni a Casartisti “Giacomo Vittone”.
Anche l’esordio del nuovo direttore della Casa, la critica Roberta Bonazza, è servito per dare all’inaugurazione quella marcia in più che la nuova stagione artistica della Casa meritava, questo naturalmente nella scia del direttore “storico” Franco Pivetti.
Bonazza, nel fare gli onori di casa, ha voluto collegare la prima riapertura della Casa del dopo-Pivetti proprio al programma tradizionale di Canale, costruito su un sapiente dosaggio di tradizione e innovazione culturale. Le hanno fatto eco i tre assessori alla cultura dei comuni consorziati, Giancarla Tognoni per Tenno, Renza Bollettin per Riva del Garda, Stefano Miori per Arco. Festeggiati anche i pronipoti del poeta, Suellen Buttironi e Carlo Pizzini.
A nome delle due associazioni organizzatrici dell’evento, la Giacomo Floriani e la Riccardo Pinter, il professor Alessandro Parisi ha presentato il programma di iniziative per il 50°: la mostra a Casartisti e i progetti didattici unitamente all’intitolazione della via e il trasferimento delle spoglie del poeta e della moglie Lucia a Calvola.
A cura delle due associazioni Floriani e Pinter sarà edito il libro di Alessandro Parisi, Filò ‘Arènt al fogolar’ come invito alla rilettura sulla base delle testimonianze poetiche. Sempre alla Casa degli Artisti sarà presentata a conclusione della mostra, il 6 maggio, l’opera di Francesco Valese, “Hic labor est”. Il cinquantenario vede il suo culmine nella giornata del 28 aprile al Calino con il raduno al rifugio San Pietro con le sezioni Sat di Riva e Arco, i cori “Lago di Tenno” e “Castèl” di Arco. È toccato infine al realizzatore della mostra, Tullio Rigotti, illustrare le motivazioni e la filosofia delle sezioni della mostra, costruita sapientemente sull’archivio di Riccardo Maroni, cui pure è andato grato ricordo.
La conclusione è spettata a Tomaso Ricci, assessore arcense, con l’applaudita recita de “la me gata”: “sèro ‘n ocio e sòra i querti / mi la lasso nar ancòr / che la faga i so concerti / che la goda a far l’amòr”.