«D’Annunzio e Brecht, non è tutto uguale»
Motto fascista, l’assessore Zanoni risponde su Facebook al collega di giunta Caproni
RIVA. Non lo cita mai, ma è chiaro il riferimento al vice sindaco Mario Caproni. Alessio Zanoni, assessore comunale alle opere pubbliche ieri mattina, con un lungo post sul suo profilo Facebook, ha indirettamente risposto al collega di giunta, che il 28 giugno scorso (giorno in cui nell’Alto Garda si ricordano i Martiri) ha messo sulla propria foto di copertina, sempre su Facebook, il motto “Memento audere semper”, coniato da D’annunzio e diventato caro ai fascisti di ieri e di oggi.
«Oggi - scrive Zaoni - spesso anche chi rappresenta le Istituzioni democratiche non sa più distinguere il valore dei gesti, il peso delle proprie azioni; si decontestualizzano i momenti, le frasi, i gesti… come se tutto accadesse oggi, come se tutto possa essere valutato per come “suona” alle orecchie, ma senza il filtro della ragione, della Storia e della Memoria. Come se tutto fosse “neutro”, tutto percepito “al momento”. Come se al 28 di giugno una poesia di Brecht possa essere paragonata ad una fase di D’Annunzio… Un Mondo “indistinto”. Il peggiore che ci tocca di vivere oggi. Oggi - prosegue l’assessore rivano -c’è bisogno di distinguere invece. C’è bisogno di ritrovare il senso di una umanità perduta. In questo contesto dove la politichetta di questa povera italietta pensa che noi italiani “si possa bastare a se stessi”. Sembra il paradigma dell’autarchia del ventennio!»
«Questo isolamento politico che sta atrofizzando la nostra capacità di essere Popolo accogliente è causato dalla nostra incapacità di essere critici; di guardare la realtà con gli occhi aperti al futuro e, al tempo stesso, rivolti verso le nostre radici. Il Vate osannava l’azione, la guerra, la perversione… mentre Bertold Brecht, con il suo teatro epico ci ha raccontato che cosa è rimasto di quelle assurde teorie. Io, il 28 di giugno come in ogni altro giorno dell’anno, ho scelto fin dai tempi della mia giovinezza da che parte stare».
«Non sarà certo l’ansia di consenso a farmi cambiare le mie idee; il consenso non va perpetuato come fine a se stesso; meglio mille volte dilapidarlo - conclude Alessio Zanoni - per difendere le proprie idee».