È in permesso 104, va a fare gare col cane: condannata 

Tre mesi di reclusione per un’insegnante rivana oggi in pensione Godeva dei congedi per assistere un famigliare, ma era in Portogallo



RIVA. Ufficialmente era a casa per assistere un famigliare, godendo dei permessi previsti dalla legge 104, in realtà – questa la conclusione cui è giunto il giudice - era in Portogallo a fare gare di agility con il proprio cane. Con l’accusa di truffa ai danni della pubblica amministrazione ieri mattina, di fronte al Gup Riccardo Dies, un’insegnante rivana oggi in pensione, Danila Bonometti, è stata condannata a tre mesi di reclusione (pena sospesa) a conclusione del processo con rito abbreviato.

I fatti contestati all’insegnante risalgono al periodo 2013-2014, quando ancora la donna era in servizio in una scuola dell’Alto Garda, ma la segnalazione che ha messo in moto la Guardia di finanza della tenenza di Riva del Garda è del 2015. A mettere nei guai Danila Bonometti erano stati alcuni post fatti dalla stessa donna su Facebook, fotografie che la ritraevano impegnata in gare di agility con il cane. Secondo quanto accertato dagli inquirenti, era stata la stessa insegnante a scrivere sul profilo social che in quei giorni non era al lavoro proprio grazie ai permessi previsti dalla legge 104, permessi retribuiti (fino ad un massimo di tre giorni al mese) e a carico del sistema previdenziale. In buona sostanza, dei contribuenti.

Nel corso delle indagini i finanzieri avevano rilevato una ventina di assenze sospette, per un totale di 88 giorni. Secondo gli inquirenti, che hanno verificato i passaggi del Telepass intestato alla donna per ricostruirne gli spostamenti nei giorni incriminati, l’insegnante avrebbe utilizzato i permessi per partecipare ad una serie di eventi con il cane, in Italia ma anche all’estero.

In un primo momento il titolare del fascicolo, il procuratore capo di Rovereto, Aldo Celentano, aveva chiesto l’archiviazione, non ritenendo evidentemente che ci fossero elementi per arrivare all’imputazione. A chiedere l’imputazione coatta è stata invece il Gip Monica Izzo. La difesa della donna ha chiesto il rito abbreviato e ieri si è svolta l’udienza davanti al Gup Riccardo Dies. In verità gran parte degli episodi sospetti emersi nel corso delle indagini non sono stati tenuti in considerazione poiché, secondo il giudice, non vi è prova che in quei giorni Danila Bonometti non avesse effettivamente assistito il famigliare bisognoso. Un fatto tuttavia – questa la conclusione cui è giunto il Gup – è pacifico: la trasferta in Portogallo durante i giorni di permesso non era evidentemente compatibile con la presenza accanto al famigliare. Da qui la condanna a tre mesi di reclusione. Alla difesa ora resta la carta del ricorso in Appello.

Non è certo il primo episodio di abuso dei permessi previsti dalla legge 104 (tema per altro di grande attualità, vista la denuncia di questi giorni del governatore della Sicilia e l’inchiesta che ha portato allo’arresto del dirigente del Cue Luisa Zappini). Poco tempo fa un dipendente del Poli è stato licenziato per giusta causa perché inquadrato dalla televisione nel palazzetto dello sport di Trento mentre seguiva una partita di volley della Diatec: quel giorno era a casa proprio grazie ad un permesso 104.















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