Rilancio della Valdastico nel "libro bianco", preoccupazione da Verdi e opposizioni
Le risposte del partito: «Bene le ferrovie, ma la Valdastico contrasta con gli obbiettivi di tutela della salute e con pareri contrari del 2019 e 2021». Perplessità anche dal consigliere Pd Alessio Manica
TRENTO. Preoccupazione per l'inserimento del completamento dell'autostrada della Valdastico nel «libro bianco» delle opere prioritarie per la Regione Trentino Alto Adige, presentato dalle Camere di commercio di Trento e Bolzano ieri 5 ottobre, è stata espressa dai consiglieri regionali dei Verdi, Riccardo Dello Sbarba, Brigitte Foppa, Hanspeter Staffler, Lucia Coppola e Paolo Zanella.
In una nota si ricordano in particolare due mozioni del 2019 e del 2021 presentate dai Verdi contro la Valdastico e approvate sia dal consiglio provinciale di Bolzano che dal consiglio regionale.
«Riteniamo positiva la presenza nel libro bianco delle Camere di commercio del rafforzamento di numerosi tratti ferroviari, ma la presenza della Valdastico ci preoccupa – dichiarano i Verdi – Si tratta di un'opera che contrasta fortemente con gli obiettivi condivisi di tutela della salute e del clima oltre che essere apertamente in contrasto con quanto stabilito dalla Convenzione delle Alpi».
In particolare, i Verdi hanno chiesto alla Provincia di Bolzano e alla Regione «di restare coerenti con le mozioni approvate nel 2019 e nel 2021 e di ribadire il no a quest'opera impattante e insostenibile».
Perplessità è stata espressa anche dal consigliere trentino del Pd Alessio Manica, che si chiede «quali valutazioni sostengano la Valdastico come opera strategica».
In particolare, Manica chiede di poter «capire quali siano i dati, le analisi dei flussi e le valutazioni economiche che giustificano la presenza della Valdastico tra le opere strategiche», per un progetto che, rischia di costare «oltre tre miliardi di euro, secondo lo studio commissionato dal presidente Fugatti».
Per Manica, inoltre, il progetto non contribuirebbe a smaltire il traffico su gomma che già aggravia la Valsugana, un’ipotesi «anch’essa smentita ampiamente dalle stime emerse dagli studi commissionati dalla Giunta, che ne certificano solo un beneficio marginale, evidente non prima di 15-20 anni quando l’opera vedrebbe la luce. Fa specie, poi – conclude Manica – vedere rappresentanti della Regione sostenere l’opera infrastrutturale, nonostante i pareri sfavorevoli espressi sia in sede del Consiglio regionale che in quella del Consiglio provinciale di Bolzano».