Polizia di Stato, il nuovo calendario in 12 scatti adrenalinici di Massimo Sestini
Il fotoreporter vincitore del World Press Photo è l’autore di dodici fotografie da prospettive non convenzionali in cui ritrae luoghi e protagonisti del corpo armato
TRENTO. Seguendo il fil rouge dei calendari d’autore, quest’anno le immagini che rappresentano il lavoro delle poliziotte e dei poliziotti destinate ad accompagnare i 12 mesi del 2024 sono state affidate a Massimo Sestini. Dopo gli scatti dell’edizione 2016, il fotografo ha accettato la sfida di rimettersi in gioco nella realizzazione del Calendario della Polizia di Stato.
Anche per questa edizione, il fotografo ha trovato una sua particolare prospettiva per rappresentare in modo sempre sorprendente la professionalità degli operatori in contesti scenografici che riflettono le bellezze dell’Italia.
«La fotografia rappresenta il mezzo di comunicazione più potente – afferma Sestini – è un linguaggio universale in grado di trasmettere una serie di elementi visivi che in un attimo possono toccare l’animo umano e supera qualsiasi altro codice: va oltre la scrittura e al di là dell’immagine video. Davanti ai nostri occhi, in un servizio del telegiornale, passano infatti fotogrammi sfuggenti e volatili che tendenzialmente non verranno ricordati, un’immagine fissa passa invece di mano in mano, proprio perché riproducibile attraverso la stampa».
Nel suo modo di fotografare, Sestini porta lo sguardo oltre il limite fisico dell’occhio umano, dando alle immagini una cifra stilistica quasi surrealista. Lo fa attraverso un affinamento della tecnica che passa non solo dalla strumentazione, ma anche dalla fase stessa di scatto, vissuta con sforzo e intensità fisica.
Prospettive non convenzionali
Il mese di gennaio si “apre” con una fotografia dedicata agli atleti paralimpici delle Fiamme oro che a partire da quest’anno entrano a tutti gli effetti nell’organico dell’Istituzione; la decisione di disporli in uno schieramento frontale, in posa, sembrerebbe una scelta insolita per il fotografo che si è cimentato in una serie di scatti che non assumono mai una prospettiva ordinaria.
Un altro scatto fuori dall’ordinario è sicuramente quello che riproduce l’immagine degli operatori della Scientifica al lavoro su una presunta scena del crimine, con lo sfondo della Torre di Arnolfo di Palazzo Vecchio a Firenze. Si tratta di una produzione piuttosto complicata perché ciò che mostra la pagina del mese di marzo è un riflesso restituito in una pozza d’acqua in un tratto di strada che in quel particolare momento della notte era stata ripulita: in quell’operazione era comparso “magicamente” un particolare che lasciava intravedere i poliziotti all’opera e che il maestro della tecnica fotografica è prontamente riuscito a cogliere.
Non mancano le fotografie scattate dall’alto, come quella che rappresenta il mese di aprile, dove a svolgere il ruolo dei protagonisti sono i poliziotti che si muovono sulla pista ciclabile del Lago di Garda. «Sapevo che c’era una parete rocciosa, il mio intento è stato quello di mostrare la ciclabile sospesa in mezzo alla roccia». È un’immagine di grande impatto scenografico e, come sempre accade nelle immagini zenitali di Sestini, gli uomini vengono preservati all’interno di un contesto più ampio con le biciclette dei poliziotti in movimento ripresi, questa volta, grazie a un drone.
Questione di empatia
Massimo Sestini, a proposito delle foto del Calendario 2024, rivela che a ogni suo scatto sono legati una serie di aneddoti, di piccole curiosità e situazioni divertenti nate dall’interazione con i poliziotti con i quali ha stabilito un clima di grande complicità e simpatia. È stato proprio questo suo avvicinarsi al soggetto, nel tentativo di interpretarlo, la “molla” che ha portato alla realizzazione dello scatto di maggio, quello che vede come protagonisti due poliziotti del Reparto a cavallo con i rispettivi “colleghi” di servizio, immortalati nella galleria Vittorio Emanuele II a Milano.
Anche lo scatto legato al mese di luglio, che ritrae le moto d’acqua abilmente condotte da due operatori della Squadra nautica vicino all’isola di Tavolara (Sassari) è un esempio di spregiudicatezza e temerarietà, alla ricerca di una prospettiva inconsueta da regalare agli spettatori.
Alla tavola conclusiva del mese di dicembre è associato, infine, come nell’immagine di maggio, un “poliziotto a quattro zampe”: un’unità cinofila del Nocs posa in primo piano davanti all’obiettivo del fotografo, con lo sfondo di altri operatori del Nucleo in assetto operativo e di Matera illuminata dalle luci delle case nella sera.
L’adrenalina in una foto
Il percorso professionale di Massimo Sestini, fotoreporter pratese di fama internazionale, è lungo e articolato. Viene dalla scuola dei paparazzi che assolutamente non rinnega, per farsi testimone di fatti di cronaca, cercando sempre un punto di vista inedito e originale attraverso il quale raccontare la realtà. Della passione per la fotografia aerea Sestini ha fatto una vera e propria arte ed proprio questa sua attitudine verso le foto dall’alto che gli è valsa, nel 2015, un premio del celebre World Press Photo. Lo scatto zenitale di un barcone stracolmo di migranti del giugno 2014 a 20 miglia dalla costa libica e il loro saluto di speranza nel più ampio contesto del Mediterraneo, mostra come l’antitesi della possibile dispersione della figura umana, che potrebbe rimanere un’inezia nel mare, venga superata dal fatto che i volti della persone siano riconoscibili.