San Patrignano, cordata pronta ad acquistarlo 

Un gruppo di imprenditori romagnoli rileverebbero la struttura di San Vito  per farne una residenza per anziani simile a Casa S. Maria di Vigolo Vattaro


di Roberto Gerola


PERGINE. Forse uno spiraglio per il futuro del complesso San Patrignano a Castagné San Vito. Dal giorno della sua chiusura come comunità terapeutica di recupero di tossicodipendenti avvenuta alla fine del marzo 2014, l’edificio, sorto sulle “rovine” dell’allora colonia dei Patri Camilliani sul finire degli anni ’80, è stato al centro di numerosi portatori di interesse. E voci su possibili acquirenti si sono succedute in questi oltre 3 anni e mezzo. Ma recentemente, una sta facendo il giro come la più certa delle precedenti, tanto che Sandro Gretter, rappresentante della frazione di San Vito, ha inviato una “informativa” ai residenti del paese per spiegare la situazione.

«Si informa, - scrive Gretter - che si sta per chiudere la vendita del complesso di San Patrignano ad una cordata di imprenditori romagnoli. Il prezzo di aggira attorno al milione di euro. Per quanto ne sappiano verrà mantenuto l’utilizzo sociale del complesso che dovrebbe essere destinato all’accoglienza degli anziani, su modello della Casa S. Maria di Vigolo Vattaro». Una struttura questa che coniuga le competenze assistenziali e sanitarie con le caratteristiche dell'accoglienza turistica e alberghiera.

Poche righe che hanno suscitato speranze nella comunità perginese nella soluzione di uno degli eterni problemi che gravano sul tessuto urbano e sociale. San Patrignano rappresenta uno degli edifici vuoti del Perginese, edifici che attendono si essere destinati a qualcosa di utile: Artigianelli di Susà, ex Villa Rosa, palazzo Gentili - Crivelli, tanto per citarne tre di proprietà pubblica. Senza contare quelli di proprietà privata come l’ex Cavalletto in via Pennella. Per altri (pure vuoti ma con progetti sulla carta e al vaglio dell’ente pubblico) c’è l’attesa di interventi.

San Patrignano di San Vito potrebbe dunque essere il primo a percorrere la strada di una positiva rioccupazione in questo caso sociale come del resto è la destinazione urbanistica dell’edificio. In passato si era prospettata l’idea di un albergo che in questo caso avrebbe necessità di una puntuale variante al Prg vigente.

Ieri, in paese a San Vito, anche sentendo Sandro Gretter, ma anche in città, dove la notizia è trapelata, si parlava pur con le dovute cautele, di una soluzione molto interessante per le ricadute economiche sul territorio in termini di occupazione, dell’approvvigionamento di prodotti alimentari e naturalmente anche a tutto vantaggio delle imprese artigiane locali.













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