Rete di Riserve Brenta il progetto diventa realtà 

Sottoscritto il programma che coinvolge 36 aree protette dell’intera Valsugana Sul piatto quasi un milione di euro per interventi di tutela e recupero ambientale


di Marika Caumo


VALSUGANA. Dopo l’ok delle settimane scorse di Comuni, Comunità e Provincia, è stato sottoscritto martedì l’Accordo di Programma finalizzato all’attivazione della Rete di Riserve “Fiume Brenta”. A firmarlo i presidenti delle Comunità Valsugana e Tesino e Alta Valsugana e Bersntol, Attilio Pedenzini e Pierino Caresia, l’assessore provinciale Mauro Gilmozzi, i sindaci di Altopiano della Vigolana, Borgo, Calceranica, Caldonazzo, Castel Ivano, Grigno, Levico, Novaledo, Pergine, Roncegno, Ronchi, Tenna, Torcegno, Vignola Falesina e il vicepresidente del Bim Brenta Stefano Pecoraro. «Oggi è un momento di festa, stiamo lavorando a questo progetto dal 2015», ha aperto Pedenzini, ricordando il lungo percorso fatto in questi anni che ha visto le due Comunità lavorare insieme, con il supporto importante di Provincia e assessorato.

«Non è un progetto nuovo perché si tratta dell’undicesima Rete di riserve attivata in Trentino, ma sulla carta geografica mancava la nostra zona - ha proseguito - è una responsabilizzazione del territorio nella gestione delle aree protette: non c’è solo l’approccio naturalistico ma si guarda anche ad uno sviluppo turistico compatibile». Sono 14 i Comuni aderenti, da Vignola Falesina a Grigno: «Mancano solo Castelnuovo e Ospedaletto, che conto aderiscano in corsa». Ben 36 le aree protette presenti sul territorio (tra Zps, Zsc e riserve locali, che vanno dalle grotte ai laghetti ai paludi), che la rete intende valorizzare attraverso una gestione unitaria e coordinata: una superficie complessiva di 5.339 ettari, di cui quasi 800 di aree protette e il resto aree di integrazione ecologica.

L'accordo conclude un percorso partecipativo e programmatico e ne apre un secondo operativo; ha valenza triennale con possibilità di rinnovo e contiene le linee guida per la gestione delle risorse territoriali, individua l’ente “capofila” (la Comunità Valsugana e Tesino), la composizione degli organi di governance della Rete, il programma finanziario e il documento tecnico per il triennio. Sul piatto c’è quasi 1 milione di euro: sono infatti previsti interventi per complessivi 946.500 euro sui 3 anni, finanziati per 270 mila euro dalla Provincia, per 75 mila euro a testa dalle due Comunità, per 90 mila euro dal Bim Brenta, con 352.400 mila euro che arrivano dal Psr (Piano Sviluppo Rurale) e i rimanenti 84 mila euro distribuiti proporzionalmente tra i Comuni. Serviranno per attivare le venti azioni previste, che vanno dal coordinamento della rete agli studi e monitoraggi (ad esempio quello del gambero di fiume), dalla comunicazione alla formazione per operatori alle attività didattiche per le scuole. E poi le azioni concrete: dalla realizzazione di nuovi percorsi pedonali tematici alla mappatura e segnaletica delle risorse naturali, storiche e culturali del Brenta; dal recupero dei prati umidi e ricchi di specie alla riqualificazione ambientale delle fasce riparie; dalla reintroduzione del gambero di fiume al miglioramento dei castagneti estensivi al ripristino e manutenzione dei muri a secco fino alla gestione e controllo delle specie alloctone. Partner importante nel coordinamento e gestione della Rete sarà il Gal Trentino Orientale.

«Questa undicesima Rete che viene a formarsi è emblematica del successo avuto in Trentino. Una grande sfida dei processi partecipativi costituiti dal basso partita nel 2006, che ci permette di pensare ci sia la maturità di sostenere che la tutela del territorio diventi il motore di successo», ha precisato Gilmozzi, spiegando che si tratta «della migliore esperienza di aree protette non solo a livello italiano ma anche extranazionale. Ci guardano con attenzione anche da Bolzano». Infine un accenno all’altra Rete di riserve, quella del Lagorai, al momento ferma per la mancata condivisione da parte di un paio di amministrazioni comunali. «Confido che, sulla buona pratica del Brenta, possano riprendere il percorso - ha auspicato Pedenzini - il Lagorai ha tempi più lunghi, non è giusto forzare la mano e partire senza che ci sia condivisione di tutti». «Bisogna ancora lavorare, dialogare per far capire che questa è una strada libera, dove non ci sono pericoli ma solo vantaggi. La rete del Lagorai non è fallita», conferma Gilmozzi.

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