Radici piantate a Roncogno dei Bortolamedi nel mondo 

Storie d’emigranti. I fratelli Giancarlo e Maurizio, per completare l’albero genealogico  della loro famiglia, si sono messi alla ricerca dei figli di emigranti. E ne hanno scoperti centinaia


ROBERTO GEROLA


Pergine. Attratti dal fascino del Brasile con le sue pianure sconfinate e i molti “trentini” che vi abitano, Giancarlo e Maurizio Bortolamedi, due fratelli di Roncogno, da 15 anni vi trascorrono periodi di vacanza. Prediligono lo Stato di Santa Catarina e esplorano la zona in compagnia di amici brasiliani. Così sono riusciti a scoprire che i Bortolamedi brasiliani sono circa 130. Tutti hanno in comune Gioacchino Bortolamedi emigrato nel 1877 insieme alla moglie probabilmente a S. Esmeralda. Poi da qui, qualcuno dei discendenti si era trasferito a Paranà (a circa 1.500 km) fondando una nuova famiglia di Bortolamedi.

Alla ricerca delle radici

Giancarlo e Maurizio hanno anche intrapreso le ricerche della propria famiglia: un grande albero genealogico campeggia, dipinto come murales, nell’angolo della stube di Maurizio e i rami si propagano con nomi e date (l’ultimo è Matteo di 8 mesi). Tutti discendono dal ramo Bortolameo (siamo nel 1600) padre di Gaspare, il cui ramo arriva fino a Gioacchino poi emigrato, mentre quello di Francesco dopo 30 generazioni arriva fino a Maurizio e Giancarlo.

Giancarlo e Maurizio hanno la passione di conoscere i propri avi attraverso ricerche negli archivi delle parrocchie e hanno portato l’albero genealogico anche in Brasile contagiando a quei Bortolamedi, il desiderio di conoscere il “dopo Gioacchino” e gli sviluppi della sua famiglia arrivata appunto agli attuali 130 discendenti divisi tra S. Esmeralda e Paranà.

«Ogni volta che andavamo in una città nuova, ci hanno raccontato, consultavamo gli elenchi telefonici alla ricerca di qualche Bortolamedi; oppure chiedevamo informazioni in qualche luogo. Mai siamo incappati in Bortolamedi. Poi, l’anno scorso, abbiamo saputo che a 700 km da dove eravamo, c’era una comunità di Bortolamedi. Abbiamo contattato tale Marzio (ingegnere) sposato con una Valandro, cognome di Castagné San Vito. E i rapporti sono stati avviati: internet e wathsapp hanno facilitato la conoscenza, tanto che qualche settimana fa siamo stati tre giorni, per incontrare i Bortolamedi brasiliani, a Mormasso nel Rio Grande del Sud».

La scoperta

Hanno così potuto scoprire molte altre cose: accanto ai Bortolamedi in Brasile, 90 sono in Argentina e 20 negli Stati Uniti;. Poi, l’annuale ritrovo in gennaio: una volta a Paranà, una volta a S. Esmeralda. E sono 300 i partecipanti. «Nel gennaio del 2020 hanno invitato anche noi - dice Maurizio - e hanno espresso il desiderio di visitare il loro paese anche perché non sapevano nulla di Roncogno e delle loro origini. Non si erano mai posti il problema, pur parlando scorrevolmente il nostro dialetto anche con parole che noi non usiamo più. Abbiamo inviato loro foto e altra documentazione. E hanno avuto subito il desiderio di conoscere appunto le vicende del dopo Gioacchino».

E ancora: «Le loro abitazioni? Sono “facende” che ricalcano le nostre abitazioni: con i “spiazzi”, gli animali domestici. Vivono come vivevamo noi fino a qualche decina di anni fa. Dai tempi di “nonno” Gioacchino, l’occupazione sua e dei suoi discendenti era allevare animali. E’ stato dopo, dal 2003-2004, che è stata introdotta la coltivazione della soia. Per loro, solo 100 ettari di coltivazioni, una tra le più piccole aziende, pensando che ci sono coltivatori con 185.000 ettari di soia».













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