La rotatoria del Villa Rosa intitolata a don Gnocchi
Pergine è il primo Comune del Trentino a dedicare un luogo al beato prete-alpino La cerimonia ufficiale si terrà durante le manifestazioni “Aspettando l’Adunata”
PERGINE. Pergine è il primo centro abitato a livello trentino a dedicare un luogo al beato don Carlo Gnocchi, figura significativa di assistente dei giovani, ma soprattutto promotore nell’assistenza agli orfani di guerra e ai bambini mutilati, tanto da essere chiamato “padre dei mutilatini”. Ma fu anche cappellano volontario nel Corpo degli Alpini durante la Seconda Guerra Mondiale. E parte proprio da questo suo essere alpino e quindi personaggio caro alla grande famiglia delle penne nere che è nata l’idea di dedicargli, in questo caso, una rotatoria. Esattamene quella di fronte all’ospedale Villa Rosa lungo via Spolverine. In questo modo viene così collegata la sua grande e meritoria attività nella riabilitazione alla struttura appunto di “Villa Rosa” che a Pergine ha una storia che inizia sostanzialmente quando il sacerdote muore nel 1956.
L’idea di dedicare “qualcosa” a don Carlo Gnocchi divenuto “beato” nel frattempo fu di don Carlo Meardi, sacerdote levicense che la espose tre anni fa alla Sezione Ana di Trento che tramite anche gli alpini di Pergine avviò i contatti con l’amministrazione comunale. Fu l’anno scorso che venne deciso di dedicare la “rotatoria” davanti a Villa Rosa a don Gnocchi proprio per il nesso appunto tra il “beato” e la struttura. La cerimonia di intitolazione avverrà nell’ambito delle manifestazioni “Aspettando l’Adunata” probabilmente l’ultima domenica di aprile e quindi a ridosso dell’importante evento che si terrà a Trento. Una cerimonia che per il suo significato coinvolgerà anche la Fondazione Don Gnocchi, una onlus nata nel 1998 ma che ebbe origini nel 1945 con l’Istituto Grandi Invalidi di Arosio (Co) che accoglieva i primi bambini mutilati; poi con la Federazione pro Infanzia Mutilata”divenuta nel 1951 “Fondazione Pro Juventute”ampliando territorio, sedi e collegi per un totale di 2.000 posti letto. Poi appunto la Fondazione don Gnocchi costituita 20 anni fa.
Questa sua opera ha trovato fondamento nel momento in cui don Gnocchi era alpino e si trovava in Russia, con gli alpini della Tridentina. Nel gennaio del 1943 inizia la drammatica ritirata del contingente italiano: Don Gnocchi, caduto stremato ai margini della pista dove passava la fiumana dei soldati, viene miracolosamente soccorso, raccolto da una slitta e salvato. È proprio in questa tragica esperienza che, assistendo gli alpini feriti e morenti e raccogliendone le ultime volontà, matura in lui l'idea di realizzare una grande opera di carità che troverà compimento, dopo la guerra, nella "Fondazione Pro Juventute". Ritornato in Italia nel 1943, Don Gnocchi inizia il suo pellegrinaggio attraverso le vallate alpine, alla ricerca dei familiari dei caduti, per dare loro un conforto morale e materiale. In questo stesso periodo aiuta molti partigiani e politici a fuggire in Svizzera, rischiando in prima persona la vita: viene arrestato dalle SS con la grave accusa di spionaggio e di attività contro il regime. Per questo è un personaggio come si è detto “caro” agli alpini.