In lite con l’Itea per le spese condominiali di 6 anni fa
Il caso. Una donna ha lasciato l’appartamento di via Spolverine nel 2013: «L’importo richiesto non è corretto». L’istituto però precisa: «I calcoli uniformati ai criteri utilizzati nel riparto spese»
Pergine. Era entrata in alloggio Itea insieme al papà nel 1992. In uno degli edifici di via Spolverine. Poi gli era subentrata nella titolarità. Quindi si era trasferita in uno degli alloggi Itea a Fornaci in via Cimirlo. Sei anni fa era uscita da Itea scegliendo un alloggio privato. Era il 2013. Da quel giorno si sente (tutt’ora) un po’ “perseguitata” da Itea per dei pagamenti arretrati. Si tratta di M.D. che ora è uscita da Itea.
Il racconto
«Quando sono andata via da Itea, ci racconta, avevo provveduto a pagare quanto dovuto. Mi ero preoccupata di non lasciare indietro alcunché da pagare desiderando di non avere più problemi. A parte che mio padre aveva versato il “deposito cauzionale». Ricordo che ammontava a 70.000 lire (a quel tempo c’erano ancora le lire) e che non ho ancora ricevuto di ritorno”. Purtroppo non è facile “liberarsi” dall’ente pubblico specie se di mezzo ci sono soldi. «Sta il fatto, che dopo un po’ mi è arrivata un’ingiunzione di pagamento per poco più di 400 euro. Arretrati di spese condominiali era la motivazione». E da lì è iniziato una sorta di calvario. Le lettere raccomandate non si sono più contate. «Ho chiesto più volte, le motivazioni di quei 400 euro e rotti. Anche perché, i calcoli che mi sono fatta fare non davano quei risultati». Ad aggravare la situazione, i tempi tecnici di risposta. «Alle mie lettere raccomandate si dava risposta dopo mesi; in qualche caso anche dopo anni. Mi hanno contestato i calcoli, dicendomi che così non andavano fatti».
La versione di Itea
A firma del presidente Salvatore Ghirardini, Itea scrive: «Con riferimento a quanto lamenta la signora M.D. rispetto alla ripartizione delle spese su parti comuni a lei addebitate si precisa quanto segue: le spese addebitate si riferiscono al periodo di vigenza del contratto di locazione sottoscritto con la signora; il calcolo delle stesse è uniformato ai criteri utilizzati dalla società nelle operazioni di riparto spese, comunicati di volta in volta con lettera di accompagnamento ai rendiconti delle spese sulle parti comuni; con comunicazione di data 9 maggio 2019 la società ha dato ulteriori elementi di chiarimento rispetto alle contestazioni fatte dalla signora; si ribadisce infine la consueta disponibilità della scrivente ad incontrare la signora per fornire le informazioni necessarie per illustrare nel dettaglio quanto a lei addebitato».
Ma l’interessata non ci sta
La signora non è d’accordo sui “calcoli”. Inoltre, alla spesa per il riscaldamento si è aggiunta quella relativa a un guasto avvenuto nel marzo 2013. Il contenzioso dura ancora, a distanza di sei anni. E nel frattempo, ai 400 e rotti euro iniziali (riscaldamento) sono state aggiunte le altre spese (fognature) e cifre varie tanto che la somma da pagare è salita a quasi 800 euro, con tutte le conseguenze del caso. «E pensare che nella prima lettera di risposta a Itea - aggiunge ancora la signora - ho subito specificato che non intendevo assolutamente sottrarmi al pagamento di quanto dovuto. A me, i calcoli risultano differenti».