Ciak, via all’avventura di “Exitus” 

Partono le riprese del film di Bencivenga tutto “made in Pergine” su Linzo, lo scultore eretico del ’500 


di Roberto Gerola


PERGINE. Ancora un film in città e stavolta la produzione è praticamente tutta “made in Pergine”, anche se per il “ciak” iniziale la troupe farà una puntata a Pinzolo per la famosa “Danza Macabra”. Si tratta dell’annunciato film che vedrà come protagonista Giovanni Linzo, lo scultore eretico del 1500 finito sul rogo. Il titolo è “Exitus. Il Passaggio” per la regia di Alessandro Bencivenga, personaggio ormai noto ai perginesi per i suoi molteplici lavori dietro la cinepresa, per gli spot pubblicitari legato alla Pro Loco e all’Apt, ma anche alle scuole superiori. Il film, l’avevamo annunciato in questa pagina, ha trovato i finanziamenti (è supportato anche dalla Trentino Film Commission) e da lunedì inizierà l’avventura con i primi “giri di manovella” a Pinzolo.

Giovanni Linzo è un personaggio del quale si conosce poco della vita a Pergine o in Trentino. Si conosce invece praticamente tutto dal momento in cui fuggi dal Trentino (1545) perché considerato eretico. Un saggio (l’unico esistente) sulla sua storia (1499-1559) venne pubblicato nel 1979 dalla biblioteca di Pergine. Negli anni che trascorse in Trentino, c’era un altro artista celebre, il pittore Simone Baschenis autore della Danza macabra. E non è detto che Linzo e Baschenis non si conoscessero. E proprio su questa loro possibile conoscenza come “artisti” si basa un po’ la storia imbastita da Alessandro Bencivenga (e Marzia Polla). Siamo appunto sul finire della prima metà del 1500: Linzo a Trento e Pergine e Baschenis a Pinzolo. E la fantasia degli autori dei testi ha dato vita a una vicenda “tragica”, da pieno Rinascimento. Come filo conduttore, una piccola cassa in legno che contiene una misteriosa pergamena e (nel sottofondo nascosto) un diario. Sulla cassetta una frase in latino recita «La morte è uguale per tutti, ricchi e poveri». Ed è proprio questa cassetta e il suo diario che metterà in relazione il 1539 con l’amicizia Linzo-Baschenis al 1356, l’anno in cui Francesco Fugazza, capitano del Castello di Pergine, perderà ogni cosa per mano dell’esercito di Ludovico di Brandeburgo. L’episodio viene riproposto ogni anno alle Feste Medievali a fine luglio, con lo spettacolare assedio.

Era stata la moglie di un minatore a consegnare la cassetta a Linzo che poi ne fece appunto dopo a Baschenis che incomincia a leggere il diario e a “rivivere” quanto nel diario è raccontato. Così, nel film, si alternano scene del 1356 a quelle nel 1539. Il diario è scritto da Margherita andata in sposa a Fugazza (come seconda moglie, visto che la prima era stata fatta fuori dallo stesso Fugazza: è forse la Dama Bianca?) e riguarda gli ultimi mesi prima dell’assedio. Il racconto è intriso di sangue a dir poco, visti i tempi: streghe, tresche, assassini, veleni e via dicendo. Fugazza è il cattivo, Margherita si innamora del pittore (giovane e bello) che sta eseguendo un affresco (riportato sulla pergamena) con tutte le conseguenze del caso e soprattutto tragiche (adeguate ai tempi). A leggere la trama, ci si emoziona perché Linzo (anche se frutto di fantasia) si carica di umanità e del vivere quotidiano che lo rende simpatico anche se poi farà una brutta fine (nella storia vera).

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