Centro medico, pende  ricorso in Corte Europea 

Lo storico edificio a San Cristoforo. L’ex proprietaria dell’immobile (ex Edilcasa, oggi  Palcos srl) ha bloccato le mani al Comune di Pergine che intende riqualificarlo per la comunità


ROBERTO GEROLA


Pergine. Non è detto che il Comune di Pergine possa mettere le mani sull’edificio “centro medico” di San Cristoforo. Se non è un colpo di scena, giusto per scaldare il clima estivo, poco di manca. C’è di mezzo, infatti, una possibile sentenza da parte della Cedu, la Corte europea dei diritti dell’uomo. Si tratta di un ente sovrano le cui decisioni superano i provvedimenti della magistratura, in questo caso italiana. C’è infatti un ricorso a questo ente da parte della Palcos srl (Edilcasa, dieci anni fa), ex proprietaria dell’edificio in questione. Una vicenda quindi, che, iniziata oltre dieci anni fa, sulla quale si potrebbe scrivere ancora qualche pagina.

L’avvio della vicenda

Il primo sì al progetto risale al dicembre del 2008. L’edificio era previsto tra il Pub Gulliver e il panificio Grisenti con accesso da viale Europa, sito dove poi è stato realizzato.

L’allora giunta comunale guidata dal reggente Marco Osler aveva espresso parere favorevole (suffragato dalla Provincia) al progetto che lo Studio dentistico associato Broseghini – dell’Acqua aveva commissionato ad alcuni professionisti. Nell’edificio doveva trovare ospitalità lo studio dentistico, laboratori, sale congresso ed altre realtà. Una prima conferma si era avuta dopo qualche mese, una volta superato l’aspetto relativo al “pubblico interesse” determinato dalla prospettiva di ospitare altre attività specialistiche oltre a quelle legate allo studio dentistico. Proprio questo aspetto sarà al centro della vicenda che sarà presa in esame dai giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo.

L’inizio del “calvario”

Il “calvario” dell’edificio iniziava nel maggio del 2010 con la richiesta da parte delle minoranze consiliari di annullare (in auto tutela) l’autorizzazione a costruire perché, soprattutto, non conforme alla destinazione urbanistica. La richiesta era stata bocciata. Il centro medico, tra l’altro, si inseriva nel piano di sviluppo di San Cristoforo, tema caldo per quegli anni.

Sempre per la destinazione d’uso, l’edificio fu posto sotto sequestro dopo l’esposto presentato (ancora nel lontano 2012) alla magistratura da parte della lista Civica (allora in minoranza). Si passarono tutti i gradi di giudizio e al termine l’immobile venne confiscato (con passaggio di proprietà allo Stato).

Non “abusivo” ma “difforme”

L’edificio non risultò mai essere “abusivo”, ma solo “difforme” al progetto iniziale, tanto che il costruttore (la Palcos srl dell’ingegner Flavio Pallaoro) se la cavò, risanando il tutto, con qualche migliaio di euro di sanzione amministrativa. Non così per chi appose la firma all’autorizzazione a costruire.

Proprietà statale

In pratica, la confisca dell’edificio (ora di proprietà dello Stato che in prospettiva lo passerà al Comune) è stata decisa come pena accessoria di una condanna penale per un reato (abuso edilizio) compiuto da terzi.

Per questo aspetto “insolito” (la sentenza ha danneggiato Flavio Pallaoro che risulta estraneo al reato, togliendogli la proprietà dell’immobile), il ricorso presentato dal Pallaoro alla Corte europea dei diritti dell’uomo che lo ha ammesso all’esame.

Da tener presente che, stando a quanto si scrive a proposito dell’attività della stessa Corte europea, solo il 3 per cento dei ricorsi presentati viene ammesso alla fase successiva e che proprio l’aspetto relativo al danno subito dal Pallaoro per un reato commesso da altri è alla base dell’ammissione all’istruttoria.

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