Radio Anaunia racconta la “nostra” emigrazione 

Da lunedì testimonianze dirette di chi lasciò la Val di Non per fuggire alla povertà  Il primo sarà Umberto Corrà di Revò, in Usa nel ’56, dove ha lasciato 5 fratelli


di Giacomo Eccher


CLES. Storie di emigrazione per non dimenticare, ma anche per capire la realtà dell’oggi e di ciò che si proietta nel futuro. Questa l’obiettivo del ciclo di puntate che l’emittente Radio Anaunia, a partire da lunedì prossimo 12 febbraio, metterà in onda cogliendo dal vivo testimonianze dirette con la voce di chi, dopo una vita trascorsa lontano per motivi di lavoro e/o di famiglia, è ritornato in vecchiaia nella sua valle di origine, tra ricordi e rimpianti. «Raccontiamo storie vere con la voce dai protagonisti, perché il ricordo di quello che c’è stato serve a rinsaldare l’identità della nostra valle non dimenticando la fatica e i dolori di chi, costretto ad andarsene dalla valle per motivi economici, ha sostanzialmente contribuito a costruire il nostro benessere valle di oggi», spiega il conduttore della serie, Giovanni Corrà, illustrando l’iniziativa che è supportata dalla Comunità di Valle. «Questo per dare voce a testimonianze dirette e sentire le storie vissute direttamente dai protagonisti ha un impatto molto più efficace del leggerlo sui libri», afferma il presidente Silvano Dominici . Ma c’è anche un’altra ragione: contribuire con queste testimonianza a rinsaldare, e in parte costruire, una rete di contatti e relazioni con le seconde e terze generazioni degli emigranti nonesi all’estero per necessità. «Loro sono desiderosi di mantenere il legame con le loro origini e noi a tenere aperto attraverso loro un canale diretto verso il mondo che è sempre più un grande villaggio», conclude Dominici.

Ecco dunque la prima storia che andrà in onda lunedì: è quella di Umberto Corrà di Revò, emigrante di ritorno da New York che ora è ospite della Apsp “Santa Maria” di Cles. Lui in America era arrivato giovanissimo nel 1956 con la nave Costituzione e aveva subito trovato lavoro nel cantiere della metropolitana a Manhattan. Da anziano ha conservato nostalgia dell’America e ha frequenti contatti, via telefono, con i parenti oltreoceano dove ha lasciato 5 fratelli mentre la sorella, Alma, si alterna tra Val di Non e Stati Uniti: «Qui mi trovo bene ma la nostalgia è soprattutto per il Colorado dove abita mio figlio e dove ho vissuto i primi anni da pensionato. Ricordi struggenti come quello del cimitero in un villaggio abbandonato vicino a Denver, a circa 70 km, con tante lapidi di nomi trentini. Tombe dimenticate e storie finite nel nulla che grazie all’allora missionario padre Bonifacio Bolognani sono state fatte rivivere con un minimo di dignità».

Corrà ha problemi di deambulazione ma la mente è fresca e la memoria vivace: «Mi ha sorpreso vederlo con il telefonino acceso durante un concerto di canti di montagna per condividere con i parenti oltreoceano quella musica di casa», racconta la presidente dell’Apsp “Santa Maria”, Paola Demagri, commentando l’intervista dell’anziano emigrante, che è una vera miniera di vicende che accomunano tanti trentini, e tantissimi nonesi, costretti nei primi anni del secondo dopoguerra a emigrare per necessità. Dalla presidente anche un raffronto con la realtà di oggi, con il Trentino, e la valle di Non, terra di immigrazione: «Abbiamo nella nostra struttura due profughi che partecipano alle attività. Storie e racconti di ieri e di attualità che si intrecciamo in un arricchimento per la comunità, e che la radio fa bene a documentare».

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