Progetti di restauro per forte Barbadifior e castel San Pietro
VALLI DEL NOCE. Alcuni dei manieri e dei forti della val di Non e di quella di Pejo saranno il piatto forte di un incontro organizzato dalla sezione del Trentino Alto Adige dell’Istituto italiano dei...
VALLI DEL NOCE. Alcuni dei manieri e dei forti della val di Non e di quella di Pejo saranno il piatto forte di un incontro organizzato dalla sezione del Trentino Alto Adige dell’Istituto italiano dei castelli in programma domani a Trento, alla Casa della Sat, in via Manci, alle 17 e 30. Perché di castel S. Pietro a Vigo d’Anaunia e del forte di Barbadifior si sono occupati, negli ultimi anni, un paio di studenti universitari che ne hanno fatto il soggetto originale delle loro tesi di laurea al Dipartimento di ingegneria dell’università di Trento. All’appuntamento, introdotto da Giorgia Gentilini, presidente regionale dell’Istituto dei castelli, parteciperanno i due ingegneri che illustreranno il lavoro svolto.
Marta Flaim, di Sfruz, si è laureata lo scorso anno e ha presentato un suo progetto per il restauro e la cantierizzazione dei ruderi di castel S. Pietro, risalente al XII secolo, mentre Andrea Fronk, origini romane, laureato nel 2013, si è occupato del forte Barbadifior in val di Pejo. Realizzato a scopo difensivo dagli austro-ungarici, faceva parte dello sbarramento Tonale-Rocchetta. Per la sua posizione defilata rispetto alla prima linea, nel corso della Prima guerra mondiale non svolse un ruolo di particolare rilievo.
«Nella mia tesi – anticipa Marta Flaim – ho proposto un progetto di restauro di castel S. Pietro, che apparteneva ai signori di Tono, con lo scopo di salvaguardare e valorizzare il rudere». Flaim ha analizzato le fonti storiche per cercare di riscoprire l’identità del maniero, valutarne lo stato e le potenzialità di visita e conoscenza. «Conservazione, minimo intervento e distinguibilità – sostiene – sono le parole chiave che hanno guidato lo sviluppo della tesi-progetto con l’obiettivo di ridare alla collettività la possibilità di fruire del castello in tutta sicurezza e di conoscerne le caratteristiche».
Diverso il lavoro di Andrea Fronk, visto che il manufatto che ha studiato è più recente, essendo stato realizzato tra il 1906 e il 1908, ed è tra l’altro già al centro di un intervento pubblico di restauro. «Per la mia tesi, nella quale presento un mio originale progetto di restauro – afferma l’ingegnere - sono partito dai disegni dell’epoca compilati dei professionisti austriaci attualizzando poi il tutto con le moderne tecnologie digitali. Il mio studio ha l’obiettivo di preservare la memoria del manufatto esaltandone alcuni aspetti architettonici. E per fare questo ritengo necessario rimuovere le macerie che occupano gran parte degli ambienti da riadattare poi a bivacco alpino, punto di osservazione suggestivo per gli amanti della montagna. I nuovi elementi introdotti, da posizionare all’interno del forte, sono stati pensati in modo da garantirne un’immediata riconoscibilità e non gravare sulle strutture esistenti. In particolare, il bivacco è stato pensato con l’impiego di pannelli prefabbricati in legno mentre le restanti parti dell’intervento prevedono l’uso di strutture in carpenteria leggera». (pa.pi.)