Padre Kino e la sua epopea in 53 minuti
Presentato a Segno il docu-film sul missionario gesuita. Il regista Mauro Vittorio Quattrina: «Figura che mi ha affascinato»
SEGNO. Ricerca storica puntuale e divulgazione, per portare la figura di Padre Kino a dimensione popolare riuscendo nel contempo a definirne la complessità di gesuita e di scienziato che in un contesto difficile e di soprusi dei conquistadores spagnoli nel Nuovo Mondo ha conservato profonda e grande umanità. Questo è “Nel Segno di Kino”, il docu-film firmato dal regista veronese Mauro Vittorio Quattrina, proiettato l’altra sera in pre – prima visione con un flash nel museo chiniano di Segno e poi in visione “al 99%”al cinema Dolomiti di Coredo. Questo perché – come ha detto il regista – mancano ancora alcuni piccolissimi dettagli per il confezionamento finale della pellicola, che sarà presentata, fuori concorso, al festival cinematografico d’autunno a Venezia e prima entrerà nel circuito internazionale anche con una versione in spagnolo.
«Un docu-film per tutti, dal bambino all’anziano, dall’esperto al semplice curioso di una figura i cui contorni mi hanno affascinato per la sua grande attualità» - ha spiegato il regista illustrando il filmato (53 minuti) realizzato con tecnologia avanzata, “pescando” anche volti e voci del territorio. Il lavoro ruota su due livelli; uno attuale attraverso immagini di Segno e della valle di Non che si intrecciano con il racconto di Francesco, una figura che compare e scompare accanto al giovane nuovo parroco di Torra, don Andrea, che con la sua curiosità e le sue domande vuole conoscere chi era stato, per davvero, quel “tal” Eusebio Chini. Il tutto “condito” con flash di volti paesani, con la perpetua Severina (interpretata dall’attuale omonima e “vera” domestica del vero parroco, don Carlo) e di altri personaggi di Segno, inquadrato con riprese di immagini e scorci nel contesto dell’ampio comune di Predaia. Ma anche Mezzocorona, il paese dove la benestante famiglia Chini aveva acquistato un maso, e quindi Trento, Hall e Ingolstat, le città in cui il futuro missionario si è formato come religioso e scienziato.
L’altro livello, più complesso ed articolato, ripercorre le tante imprese del “padre nero” (come lo chiamavano gli indigeni per la sua figura alta ed asciutta nella nera tonaca di gesuita) attraverso citazione di scritti e flash di vita nel deserto di Sonora, l’immenso territorio dove si è sviluppata l’incredibile epopea di padre Kino, che chiamavano anche il “padre a cavallo” per i suoi incredibili spostamenti. Sullo schermo scorrono quindi le sue scoperte (la peninsularità della bassa California) e la tante missioni, 24, che padre Kino che ha costruito andando a cavallo attraverso la Sonora e l’Arizona, lo stato americano che lo ha voluto come proprio testimonial con statua nel famedio di Washington.
La proiezione, proposta in anteprima a pochi fortunati e addetti ai lavori al cinema di Coredo, è stata preceduta da una presentazione stampa a Segno con interventi del sindaco di Predaia, Paolo Forno, di Alberto Chini (associazione chiniana), di Silvano Dominici (Comunità di Valle), Lorenzo Ossanna (vicepresidente consiglio regionale) e dell’assessore Carlo Daldoss, il cui assessorato (enti locali) con i fondi di sviluppo locale ha parzialmente finanziato il filmato, che si inserisce nel disegno di gemellaggio tra il comune di Predaia e Magdalena de Kino, la città messicana dove padre Eusebio Chini è morto nel 1611 e dove è sepolto. In sala pure il gesuita spagnolo padre Pascual Cebollada, che da alcuni mesi è subentrato ad un confratello austriaco nell’incarico di postulatore in Vaticano della causa di canonizzazione di Eusebio Chini, Kino per gli americani. Padre Pascual è ospite in questi giorni del parroco don Carlo Daz per i riti della Settimana Santa.