«Latteria Sociale preserva la nostra identità trentina» 

La visita a sorpresa a Castelfondo. La giunta provinciale ha messo in risalto la produzione d’eccellenza. In azienda lavorano 12 dipendenti. Il sindaco Piazzi: «Realtà fondamentale»


Giacomo Eccher


Castelfondo. Una realtà economico-sociale «fondamentale per il territorio, che si proietta anche nel vicino Alto Adige, con un punto vendita a Lana che serve il bacino del Meranese». Così il sindaco Oscar Piazzi ha riassunto il significato e il ruolo della locale Latteria Sociale, uno dei caseifici della Val di Non socio del Consorzio Trentingrana, in occasione della visita all’impianto del presidente della Giunta provinciale Maurizio Fugatti con gli assessori Zanotelli, Spinelli e Gottardi. Ad accogliere gli amministratori è stato il presidente del caseificio Paolo Ianes che guida una realtà dove ogni giorno vengono conferiti mediamente 170 quintali di latte da 43 soci di cui una ventina tra Brez e Castelfondo e gli altri dai vicini comuni tedeschi di Lauregno e San Felice. Vi lavorano 12 dipendenti (tre di lingua tedesca), di cui la metà addetti al caseificio, e gli altri dietro il bancone negli spacci di Castelfondo, Brez e Lana d'Adige (Bolzano) e un amministrativo. Il casaro da 13 anni è Mauro Paternoster, classe 1974, perito agrario con diploma a San Michele, uno dei tre membri della cosiddetta “famiglia del latte” di Salobbi che vede in campo il fratello maggiore Arturo, 63 anni casaro a Romeno e il nipote Alex, 26 anni, responsabile del Caseificio Tovel di Tuenno.

La soddisfazione

«Una realtà di montagna e da sempre transfrontaliera in un clima di piena condivisione delle tematiche e dei problemi che vivono le popolazioni di montagna», commenta Ianes soddisfatto della visita dei vertici provinciali anche se inattesa e comunicata all’ultimo minuto. Il 90% della produzione del caseificio, circa 13.000 forme all'anno) è destinata al Trentingrana, ma non mancano primizie come il Monteson (formaggio tipico con marchio registrato con caglio di capra), l'ottimo tradizionale nostrano, il Castelfossa (che viene stagionato a Sogliano sul Rubicone, in Romagna), le ricotte, le mozzarelle, i formaggi alle erbe e molto altri prodotti caseari.

Il nuovo spaccio

Da poco il caseificio ha inaugurato il nuovo spaccio ristrutturato e ampliato con una spesa di circa 200.000 euro che ha chiuso un’annata che dal punto di vista commerciale ha registrato un andamento tra i migliori del periodo. «Siamo fuori dalle grandi vie di comunicazione, ma la gente viene lo stesso nel nostro punto vendita, abbiamo clienti affezionati tutto l'anno. Molto contenti di aver aperto il punto vendita a Lana in Alto Adige, una sfida che ci da il polso della clientela di lingua tedesca, una realtà che per noi è assai importante», sottolinea il presidente.

Presidio importante

Una produzione d’eccellenza di cui ha dato atto il presidente Fugatti legata alla vocazione dei territorio, come quella dell'alpeggio. «I caseifici come questo sono presidi importanti della qualità trentina. Hanno un valore economico ma anche un'importanza più generale, perché ci aiutano a preservare la nostra identità di terre di montagna: le abitudini alimentari, l'utilizzo delle risorse locali, la preservazione del paesaggio. Per questo vanno sostenuti».

Tra i prossimi impegni annunciati da Ianes c’è la ristrutturazione del punto vendita di Brez, e l’utilizzo della parte restante dell’ex caseificio che al momento della fusione con Castelfondo era stato in parte acquistato dal Comune come magazzino comunale. «L’idea è di ampliare il punto vendita, sistemare l’appartamento al piano superiore e allestire una postazione di ricarica elettrica con impianto fotovoltaico da posizionare sul tetto». Il progetto, con le relative domande, è pronto per essere trasmesso a giorni in Provincia.

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