Ladinità retica, Romallo chiede il riconoscimento 

Sul filo di lana. Il consiglio del comune ora confluito in quello di Novella, nella sua ultima  seduta ha approvato una mozione. Intanto c’è già chi si prepara al censimento del 2021


Giacomo Eccher


Romallo. Qualcuno l’ha definito un canto del cigno, ma è comunque significativo il voto del consiglio comunale di Romallo che nell’ultima seduta prima della decadenza (per fusione nel nuovo Comune di Novella) ha approvato una mozione per chiedere il riconoscimento dei “ladini retici” delle valli del Noce accanto ai “ladini dolomitici” della valle di Fassa.

Il documento, votato all’unanimità, nel dispositivo è articolato in due punti. Il primo chiede che il Governo su conforme delibera della Commissione dei 12, approvi una modifica affinché “nei censimenti della popolazione italiana, venga rilevata, sulla base di apposite dichiarazioni degli interessati, la consistenza e la dislocazione territoriale degli appartenenti al gruppo linguistico dei ladini dolomitici fassani, avente insediamento storico nella valle di Fassa, nonché dei ladini retici della valli del Noce, suddivisi in quello noneso con insediamento storico in Val di Non e solandro, in Val di Sole”.

Il testo impegna per questo il sindaco (presumibilmente quello di Novella e dunque il commissario straordinario, ammesso che ne abbia competenza) “a prendere contatto con gli altri comuni delle due valli del Noce e le Comunità di valle al fine di portare avanti l’iniziativa, investendo i Consigli provinciale e regionale, i parlamentari della Regione, gli organi di Governo e la Commissione dei 12, nonché il Parlamento europeo”.

Strisciante eutanasia

L’Unione europea infatti – come recita il documento – ha nella difesa dei gruppi linguistici minoritari una delle sua principali finalità e dunque “non può rimanere indifferente di fronte alla strisciante e sistematica azione di eutanasia identitaria e culturale in corso, a danno di popoli fra i più antichi delle Alpi (i Reti,ndr), che hanno difeso la loro lingua e la loro identità nel corso di un imponente arco di secoli”.

La mozione parte dalla considerazione che il Trentino è l’unico territorio di Europa in cui sono insediati, in aree diverse, con storie, lingue e identità culturali diverse, entrambi i ceppi ladini presenti nelle Alpi centrali. Secondo la denominazione data dal linguista e glottologo Graziadio Isaia Ascoli (Gorizia 1829 – Milano 1907) il “gruppo ladino trentino occidentale e alto bellunese”, presente in Trentino nella val di Fassa, oltre che nella provincia di Bolzano e in quella di Belluno, mentre l’altro definito dall’Ascoli “gruppo ladino trentino occidentale” è insediato nelle valli solcate dal fiume Noce, ed è composto dagli Anauni o Nonesi, come essi si definiscono, nella valle di Non e solandri nella valle di Sole” Tali classificazioni – ricorda la mozione - sono condivise oltre che dall’Ascoli dai maggiori linguisti studiosi delle materia come la Schneller, il Gartner ed altri e sono pacificamente accettate dagli studiosi di linguistica.

Tutela incompleta

Attualmente nel quadro dello Statuto speciale del Trentino Alto Adige ed in quello più specifico delle due Provincie autonome, uno solo di questi due gruppi, quello ladino dolomitico, gode in entrambe le province di un completo sistema di tutele che non riguardano solo la lingua ma anche lo sviluppo economico sociale e culturale, nonché la rappresentanza politica, mentre l’altro gruppo insediato solo nelle valli del Noce e definito anche “ladino retico” è del tutto privo di tutela. Si citano quindi i due censimenti del 2001 e 2011 in cui una significativa percentuale di nonesi si sono dichiarati ladini. Adesso lo sguardo è rivolto al 2021 ed in vista di quel censimento si stanno intensificando le iniziative dell’associazione culturale Rezia per informale e sensibilizzare i valligiani sul tema.













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