La Casa dei Trentini, centro di vita sociale  

Costruita dai volontari di Livo e Revò a Castelsantangelo sul Nera, è anche un esempio di solidità


di Giacomo Eccher


VAL DI NON. A fine ottobre 2016 il devastante terremoto in centro Italia, e a distanza di due anni poco o nulla è stato fatto nei centri abitati distrutti dal sisma.

Qualche sprazzo di luce, ma è sempre più flebile con la gente sempre più rassegnata, l’abbiamo trovato a Castelsantangelo Sul Nera, comune di 300 anime (prima del sisma) dove nei mesi post terremoto i volontari trentini di Livo e di Revò (questi ultimi in tandem con l’associazione Solidarietà Vigolana), a tempo di record hanno realizzato le due uniche strutture pubbliche finora esistenti nel comune. E lo sono anche adesso, ed è in esse, in particolare nella struttura polivalente battezzata “Casa Amici del Trentino” che pulsa quel poco di vita sociale che è possibile organizzare. Al fianco della casa donata dal Trentino, dove la domenica si celebra anche la Messa per le poche persone (anziani soprattutto) rimaste, ci sono le casette prefabbricate ben curate all’esterno dai residenti, ma con non pochi timori per chi vi deve affrontare l’oramai prossimo inverno che da queste parti è molto rigido e nevoso. Il confronto, parlando con due anziani che hanno le rispettive casette accanto alla casa dei trentini, è con le tecniche di realizzazione dei manufatti prefabbricati destinati alle abitazioni ma anche con la struttura in legno di un albergo-ristorante (ad un piano, quindi in orizzontale) che è in costruzione in questi giorni e che conta di aprire i battenti per Natale. «Confrontiamo le travature di quella costruita dai Trentini e qualche riflessione sulla solidità e durata ci viene spontanea» - azzardano i due anziani, che trascorrono le giornate in solitudine perché, se non si ricreano le attività economiche, il paese non ha speranza di poter risorgere.

Una lotta tra promesse annunciate e mai realizzate e soprattutto contro la burocrazia che anche nell’emergenza post terremoto non ha allentato i legacci per coloro che qualcosa vorrebbero o potrebbero fare. L’economia qui dipendeva molto dalle seconde case per l’estate e i fine settimana, ma è tutto fermo. Dal loro prefabbricato i due anziani scorgono a breve distanza il paese distrutto e indicano dov’era la loro casa in macerie sul corso principale, e non si possono nemmeno avvicinare. E non mancano delle assurdità – come fa notare carte alla mano un marchigiano di città che ha investito tutta la liquidazione di 30 anni di lavoro come caldaista nell’acquisto di una casetta a Gualdo, frazione di Castelsantangelo, sulla strada verso Castelluccio, nel parco dei Sibillini. La casa è inservibile, ma l’uomo nei giorni scorsi ha ricevuto dal Comune una diffida per la messa in sicurezza di una muratura, ma nessuno gli dà il permesso di accedere alla struttura che è in zona rossa. Qualche spiraglio di luce comunque c’è e seppure a rilento, s’intravvedono piccoli cantieri dedicati soprattutto a salvare opere d’arte conservate nelle chiese diroccate. Qui abbiamo incontrato una restauratrice che, sentendo parlare trentino, si è subito illuminata. «Conosco bene la val di Non, per un anno e mezzo ho lavorato al restauro degli affreschi del Palazzo Assessorile di Cles».















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