A Cavareno più di 600 seconde case 

Un dato significativo in vista del lancio del progetto sull’ospitalità diffusa, che sarà presentato venerdì e il 26 gennaio


di Giacomo Eccher


CAVARENO. Questo venerdì alle 20 e sabato 26 gennaio alle 16 all’auditorium della Cassa Rurale Novella e Alta Anaunia verrà presentata l’iniziativa “Ospitalità Diffusa”, avviata dall’amministrazione comunale e sostenuta dalla Provincia di Trento.

Prende così concretamente il via il progetto pilota che punta a far riaprire le case sfitte o a prolungare l’utilizzo degli alloggi turistici, creando una rete di ospitalità diffusa per dodici mesi l’anno e, con essa, nuove opportunità lavorative.

«Con questa iniziativa, che è pilota e quindi replicabile anche in tante altre zone di turismo minore come è ormai la nostra, il Comune di Cavareno intende dare una risposta e quindi una possibile direzione di sviluppo alla tematica delle seconde case, per promuoverne l’utilizzo e quindi la rimessa in un circolo virtuoso di un patrimonio che nel nostro comune, ma anche in tanti altri centri similari della valle di Non e del Trentino, è molto rilevante ed attualmente in gran parte improduttivo» - aveva spiegato al Trentino il sindaco Gilberto Zani.

Il progetto – aveva sottolineato il primo cittadino - riprende in mano un’iniziativa lanciata, invano, oltre vent’anni fa inizialmente a Coredo dal compianto presidente dell’Agriturismo Trentino, cavalier Giuseppe Rizzi.

L’idea oggi è stata ovviamente ricalibrata sulla realtà del turismo attuale e sulla base di un progetto realizzato da una start-up finanziata dal Comune e dalla Provincia (90%).

Il punto da cui il Comune di Cavareno è partito è la considerazione che troppi alloggi sono inutilizzati, in un paese in cui l’accoglienza turistica potrebbe costituire comunità ed economia. Così, l’amministrazione ha incaricato CBS (Community Building Solutions Società Benefit, una start-up innovativa di Trento) di sviluppare un progetto di ricerca-azione inerente l’ospitalità diffusa, che punta a coinvolgere sia i proprietari degli immobili sfitti, sia i cittadini che possono condividere professionalità e competenze o acquisirne di nuove.

La prima fase di analisi del patrimonio immobiliare, per capire quanti siano gli alloggi potenzialmente coinvolti, è partita a fine novembre e sono state censite più di 600 seconde case: un numero altamente significativo che potrebbe costituire un punto di partenza interessante per il progetto.

«Infatti perché il progetto abbia senso per il paese è auspicabile che un numero sufficientemente grande di proprietari di immobili aderisca all’iniziativa, così da innescare vantaggi per tutti come facilitare il dialogo con Cassa Rurale Novella – Alta Val di Non e Cassa Rurale Val di Non per la negoziazione di finanziamenti per sostenere una manutenzione minima, ma spesso necessaria, degli immobili» - aggiunge Zani.

Adesso parte la seconda fase, e l’obiettivo è anche quello di capire se c’è la possibilità di organizzare un sistema di ospitalità diffusa pronto a soddisfare la domanda crescente di un modo diverso di vivere e godere del territorio.

«Idea da cui discendono poi opportunità di lavoro locali riguardanti la ristrutturazione o la messa a norma degli immobili, la fornitura di servizi condivisi e la gestione flessibile del sistema di ospitalità diffusa, scegliendo cosa gestire in autonomia e cosa in condivisione (si pensa a servizi comuni di pulizie, cambio biancheria, custodia, consegna chiavi, accoglienza ospiti, gestione portale) – conclude Zani, che si augura una partecipazione interessante alle due presentazioni.

Per informazioni e approfondimenti, è comunque possibile contattare CBS Società Benefit via e.mail, scrivendo a info@cbs.tn.it o per telefono: 391 126 30 95.

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