Nascose l’incidente mortale del suo operaio: imprenditore condannato a 4 anni
Vitali Mardari, 28 anni, lavoratore in nero, morì nei boschi di Sagron Mis colpito dal cavo d’acciaio di una teleferica
TRENTO. Per i giudici nascose l’infortunio mortale del suo operaio forestale, Vitali Mardari, che lavorava in nero, spostando in un altro posto il corpo e simulando un ritrovamento casuale.
Riccardo Sorarù, imprenditore agordino di 44 anni, è stato condannato dal tribunale di Trento a 4 anni e 5 mesi per omicidio colposo aggravato dalla mancata osservanza delle norme di sicurezza sul lavoro. Per lui anche l’nterdizione dai pubblici uffici per cinque anni.
Nessun risarcimento, tranne la provvisionale (110 mila euro) alla famiglia di Mardari: l’operio non aveva alcun rapporto di lavoro con Sorarù.
I fatti risalgono al 19 novembre del 2018 nei boschi di Sagron Mis, in Primiero.
La vittima si chiamava Vitali Mardari, aveva 28 anni ed era moldavo. Assieme a altri due operai stava tirando un cavo d'acciaio che avrebbe dovuto servire come teleferica per il trasporto di legname dopo Vaia quando la corda si spezzò colpendo l'operaio e scagliandolo a circa venti metri di distanza.
Il suo corpo venne però ritrovato più lontano, lungo il ciglio della strada. Una posizione che i medici giudicarono incongruente con l’accaduto. Il sospetto è che qualcuno abbia cercato di modificare la scena dell’incidente, spostando il corpo di Mardari e ricoprendolo di rami, prima di avvisare i soccorsi.
Le indagini, grazie anche alle testimonianze dei presenti, hanno ricostruito i fatti: i lavoratori non avevano una formazione specifica e dispositivi di protezione adeguati per svolgere quel tipo di lavori boschivi ad alto rischio. L’imprenditore è stato giudicato colpevole, per lui nessuna attenuante.