il caso

Mascherine cinesi fuori norma, indaga anche l’Austria

Acquistate dalla Provincia di Bolzano e dalla Croce rossa austriaca tramite il gruppo altoatesino Operalp che replica: “Oltre il danno la beffa”



BOLZANO. Dopo le autorità italiane, anche quelle austriache indagano sulle mascherine cinesi, acquistate a inizio pandemia, nel marzo 2020, in Cina tramite il gruppo altoatesino Oberalp.

I dispositivi di protezione individuale erano state acquistate, o anche solo commissionate, dalla Provincia e dall'Asl di Bolzano, come anche dalla Croce rossa austriaca, per far fronte alla prima fase dell'emergenza Covid. Una volta arrivate in Europa le mascherine non furono però utilizzate, in quanto considerate fuori norma.

"Oltre il danno la beffa", commenta il legale dell'Oberalp, l'avvocato Gerhard Brandstaetter all’Ansa, "dimostreremo che il gruppo ha agito con impegno disinteressato per fare fronte alla drammatica carenza di dispositivi di protezione individuale".

In Austria nei giorni scorsi sono state effettuate delle perquisizioni. La procura anti-corruzione di Vienna sta infatti indagano autonomamente per quanto riguarda la fornitura alla Croce rossa austriaca, ipotizzando un danno erariale di 15,6 milioni di euro, come scrive l'Apa.

La Croce rossa austriaca in una nota auspica che l'inchiesta sia tempestivamente portata a termine. Come organizzazione umanitaria, prosegue la nota, la Croce rossa ha agito "nel rispetto del suo ruolo previsto dalla legge, rispondendo alla richiesta dello Stato di acquisire dpi". La merce "evidenziava però una scarsa qualità". "Dimostreremo - commenta Brandstaetter - che le accuse non sono veritiere. In un momento drammatico, praticamente di notte, la merce andava organizzata in Cina, dove tutto il mondo stava acquistando mascherine. L'Oberalp ha voluto dare una mano tramite i suoi contatti in Cina. Chiediamo chi sapeva in questa fase con esattezza a cosa corrispondevano gli standard europei", conclude il legale. 













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