Il caso

Marmotta uccisa a badilate, i cacciatori: «Un atto vile» 

I vertici dell’associazione: «Un comportamento lontano dall’etica venatoria». Il responsabile è un contadino della zona identificato e denunciato a livello penale



BOLZANO. Continua a far discutere il caso del contadino che ha ucciso a badilate una marmotta in alta Valle Aurina. Il presidente dei cacciatori di zona Günther Rabensteiner e lo stesso corpo Forestale di Campo Tures che ha segnalato la vicenda alla Procura della Repubblica sono duri. La cattura dell’animale con l’utilizzo di una tagliola e la successiva uccisione a badilate hanno indotto i cacciatori ad intervenire con un documento ufficiale in cui parla di «atto vile». «L’autore di questo vile gesto - si legge nel documento - è avvenuto nella riserva di Lappago». A rendersi responsabile del grave episodio (che prevede conseguenze penali) è un contadino della zona. «I cacciatori - si legge ancora nel documento - auspicano che gli autori vengano puniti come meritano». Chi si è macchiato di un simile comportamento - si legge ancora nella nota - è una persona quanto più possibile lontana dall’etica venatoria.

Secondo gli esperti gli esemplari di marmotta in Alto Adige sono circa 50 mila. Pur trattandosi di una specie protetta in Alto Adige ogni anno di procede all’abbattimento programmato di un certo numero di esemplari. Sono soprattutto i contadini di montagna, titolari di terreni, che lamentano gravi danni (o presunti tali) a seguito del comportamento delle marmotte che scavano nel terreno l’accesso alla loro tana.

In Alto Adige accade spesso che soprattutto in quota il terreno sia molto duro. Gli interventi dell’uomo per l’installazione di infrastrutture (come ad esempio tralicci dell’alta tensione o piloti degli impianti di risalita) favorisce il lavoro delle marmotte che spesso si trovano a faticare meno a fronte di un terreno già smosso in precedenza.

I contadini, però, non tollerano i danni provocati dallo scavo per le tane e qualcuno qualche volta decide di intervenire a modo proprio, violando le disposizioni di legge e dimostrando crudeltà nelle modalità di eliminazione fisica di questi animali. E’ un po’ quello che è stato segnalato nei giorni scorsi alla Procura della Repubblica. Per l’utilizzo della tagliola, il contadino denunciato dovrà rispondere di maltrattamento di animale. Per le modalità seguite per l’uccisione a badilate la denuncia riguarda la crudeltà dimostrata nei confronti della povera bestia.

Ricordiamo che nella stessa zona (sopra Gais) nel giugno dello scorso anno venne uccisa con un colpo di fucile anche un’aquila reale abbattuta mentre covava due uova nel nido. Anche in quel caso l’associazione cacciatori parò di «fatto intollerabile». Purtroppo, nonostante una taglia da mille euro, il responsabile non fu mai individuato.













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