Lo sguardo rivolto al futuro
L'editoriale di esordio del direttore del Trentino
Qui, dentro questo giornale ho mosso i primi passi da giornalista. Sono entrato nella redazione, allora in piazza Lodron, e ho portato il mio primo pezzo, battuto a macchina su un foglio con le righe già numerate a indicare la misura. Ecco: la misura. È stata la prima cosa che mi hanno insegnato i colleghi che ho trovato al Trentino (che allora si chiamava Alto Adige). La misura con cui occorre descrivere i fatti, il nostro mondo, questo territorio, la misura necessaria nell’esprimere le opinioni, la misura anche come senso del limite: da non oltrepassare.
Poi mi hanno insegnato che si sta dentro la misura ma si guarda sempre verso l’infinito. Il cronista non ha lo sguardo rivolto al passato: cerca sempre, va avanti, racconta quello che è accaduto e si domanda perché è successo e che cosa accadrà ora e domani. È possibile restare dentro una misura guardando verso l’infinito? “È possibile?”, mi chiedevo allora mentre arrivavo col fiatone in redazione con quel foglio a righe. È possibile, sì. È la sfida - speciale - del giornalismo di ogni epoca, ma specialissima soprattutto qui, con un territorio splendido e insieme fragile. Questo ho imparato dentro il giornale in cui ho sempre lavorato, fra le redazioni di Trento, Bolzano, Rovereto e Riva. E questo è il carattere del quotidiano “Trentino”, che ha radici nella Liberazione dal nazi-fascismo e che ha una storia straordinaria di giornalismo libero e indipendente, senza interruzioni. Un giornalismo che ha sempre guardato avanti, che non si è mai fermato alle apparenze, al “dice dice”, alla chiacchiera o, peggio, alle “veline”. Un giornalismo che diventa parte stessa di questo territorio.
Un giornalismo che si fa voce di tanto popolo, di chi non vuole smettere di guardare avanti. Questo carattere è la spina dorsale del Trentino. Del “Trentino” giornale e del territorio Trentino. Della sua gente. Ora, mentre scrivo e ricordo che cosa è stato questo giornale, le sue battaglie per l’ambiente (così importante in assoluto come ci hanno ricordato venerdì i nostri ragazzi in piazza, e così delicato in questa nostra regione alpina), la sua voglia di ridare “misura” alla politica (le nostre battaglie per il taglio degli stipendi dei consiglieri), la capacità di suonare l’allarme per la troppa solitudine che il gioco d’azzardo rivela, ecco, mentre penso alla storia di questo giornale mi rendo conto che a me spetta dirigerlo per un pezzo di strada, ma è “solo” un pezzo di strada di un giornale che ha tradizione, carattere forte e un grande futuro, con una squadra di giornalisti e collaboratori che puntano lo sguardo avanti, con i lettori che ci sollecitano a mantenere questa direzione perché intuiscono che un giornale è il cuore pulsante della comunità, il termometro che segna la temperatura del presente, è il luogo in cui - oggi più di un tempo - si può costruire la propria identità. Nell’epoca in cui le identità paiono smarrirsi, nel tempo in cui si cercano quasi disperatamente le identità, noi, qui e ora, offriremo un porto, un porto aperto. Aperto a tutte le idee, aperto al desiderio di scoprire che cosa c’è dentro e oltre le notizie. Cercheremo, senza sosta, di tenere lo sguardo verso il futuro.
Così come verso il futuro tiene lo sguardo Michl Ebner, editore che crede con tenacia nel ruolo centrale dei giornali nella nostra comunità e che ringrazio perché oggi mi affida questo affascinante compito.
Grazie alla presidente Ilaria Vescovi, puntuale e appassionata, sempre a fianco di questo giornale.
Grazie ad Alberto Faustini, con cui ho condiviso anni entusiasmanti, e che adesso diventa concorrente (ipotesi che non avevo mai immaginato, caro Alberto).
Grazie a questa redazione che ha lottato con amore di questa terra e che ora, come una pianta che è cresciuta, trova uno dei suoi giornalisti a dirigerla.
Grazie a voi lettori, che permettete ogni giorno questa avventura di comunità. Siamo qui per voi, per tutti “noi”.
Ora riprendiamo la strada e andiamo avanti.
p.mantovan@giornaletrentino.it