Riparte la raccolta di olive nei piccoli poderi sul lago 

Cavedine, iniziata in anticipo ad ottobre è poi stata sospesa per il maltempo Buone la qualità e anche la quantità, che dovrebbe raddoppiare rispetto al 2017 


di Mariano Bosetti


CAVEDINE. Dopo le settimane soleggiate dell’ultima decade di ottobre, che avevano anticipato di qualche settimana la raccolta delle olive anche sul versante del lago di Cavedine, è intervenuto il brutto tempo, che ha determinato la sospensione dei lavori, che sono ripresi a pieno ritmo in questa settimana. Una pratica agricola, quella dell’olivicoltura, che sta espandendosi a nord del bacino gardesano, diffondendosi da un decennio a questa parte soprattutto sulle piccole proprietà terrazzate del declivio collinare, che scende verso il lago di Cavedine.

Una coltivazione, quella dell’olivo, che del resto arriva dalla tradizione e che risale addirittura al tempo delle “regole”, durante il principato vescovile di Trento, con i numerosi tentativi di dissodamento del bosco per ricavare i caratteristici terrazzamenti (sostenuti da muri a secco con grossi massi e riporto della terra con le gerla) da parte della povera gente locale; erano i piccoli poderi (chiamati “frate e novali”) delle famiglie contadine in quanto la fertile campagna del fondovalle era concentrata nelle mani della feudalità.

Stando alle prime valutazioni quella del 2018 dovrebbe trattarsi di un’annata estremamente favorevole sia per quantità che per qualità del prodotto; infatti per quanto riguarda la produzione, dopo la “magra” dello scorso anno, si dovrebbe arrivare quest’anno comodamente al raddoppio. Così anche per la qualità -scongiurato il pericolo della mosca olearia al punto che nell’area a nord delle Marocche, al di là degli ormai tradizionali sistemi di prevenzione (trappole od esche), non si è dovuto intervenire con l’impiego di particolari prodotti disinfestanti- si dovrebbe arrivare al top. Per tirare le somme sulla resa bisognerà aspettare la fine della spremitura fra una ventina di giorni, per il momento, però, stando ai primi dati, pare che la media di produzione di olio per quintale di olive si aggiri attorno ad un 15/16 per cento con punte che hanno toccato il 18/19, sfatando così il dato, registrato un paio di stagioni fa, che la maggior produzione si abbini ad una scarsa resa; infatti nel 2016 si era mediamente attorno al 10%. Diciamo che la graduale estensione dell’oliveto nel territorio collinare dei comuni di Cavedine e di Madruzzo è stata accompagnata anche da un maggior controllo da parte dei tecnici della Fondazione Edmund Mach di S. Michele (in particolare il dottor Michelotti), che, oltre a suggerire con i periodici comunicati gli interventi da eseguire, monitorano periodicamente la situazione della salubrità degli olivi in particolare contro l’attività della mosca olearia, considerata il pericolo numero uno della produzione olivicola.

L’unico neo della stagione è stata purtroppo la prolungata siccità non solo nel mese di agosto, ma addirittura con un ottobre estivo e molti produttori, in assenza di impianto irriguo, sono dovuti intervenire portando acqua.













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