L’ospitalità diffusa alletta il Comune di Altavalle 

Il progetto. Si propone ai proprietari di seconde case inutilizzate (circa 400) di sistemarle  ed offrirle sul mercato turistico. Due hanno già aderito e altri sette lo faranno entro l’estate 


Daniele Bebber


Altavalle. Anche il Comune di Altavalle ha aderito a “Ospitar”, progetto di rilancio turistico del patrimonio immobiliare inutilizzato che è stato presentato in videoconferenza lo scorso 29 dicembre. Il progetto, promosso dalla società Benfit di Trento Community Building Solutions (Cbs), è volto al recupero e riqualificazione delle seconde case, spesso sfitte e abbandonate, tramite l’ospitalità diffusa, con anche l’idea di limitare il continuo e costante spopolamento dei paesi. Per ogni casa sfitta, o comunque abbandonata, una stima spiega che ci sono dei costi di mantenimento elevati ed anche un calo del valore economico dell’immobile negli anni.

Dall’incontro virtuale, è emerso che secondo uno studio di due anni fa, condotto grazie alla Rete di riserve Val di Cembra, le seconde case che ad Altavalle sono vuote e necessitano di una rimessa a nuovo sono 400.

Ma cos’è l’ospitalità diffusa? Semplicemente si tratta di una rete di posti letto disponibili sul territorio comunale, come appunto seconde case risistemate e affittate dai proprietari ai turisti, ma sotto un’unica regia. L’amministrazione comunale di Altavalle, così come altri comuni trentini, ha dunque pensato di attivarsi per dare la possibilità ai proprietari di recuperare le seconde case, e quindi anche i centri storici, e inoltre riscuotere una minima fonte di reddito. «I proprietari che aderiranno - spiega la vicesindaco e assessore al turismo Vera Rossi - saranno supportati dal Comune e da persone esperte con delle piccole consulenze per valutare l’eventuale ristrutturazione dell’immobile e anche nella gestione delle prenotazioni e della promozione per i turisti. Community Building Solutions promuoverà le comunità e gli immobili con azioni mirate di web marketing. In questo progetto il Comune è l’attivatore, ma spetta ai privati il compito di svilupparlo. Il progetto si attiverà con tutti i soggetti istituzionali del territorio, per trovare delle formule di contribuzione». «Le case già attive nel comune - aggiunge la vicesindaco - sono due e, nonostante il difficile periodo, hanno già ospitato in tutta sicurezza i primi turisti. Con Comunity Building Solutions stiamo quindi lavorando per arrivare alla stagione estiva con nuove strutture: sette sono in partenza».













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