«Casa di riposo? Un paese ricco di umanità e storie»
Mezzocorona, dopo 12 mesi di servizio civile all’Apsp Cristani-de Luca Alba Zeneli ha cambiato idea su queste strutture e capito quanto i rapporti siano importanti
MEZZOCORONA. Un anno speso fra gli anziani dell’Apsp Cristani - de Luca: sta per concludersi il servizio civile di Alba Zeneli, che in dodici mesi ha scoperto il vero senso dell’aiuto al prossimo e il lato umano delle case di riposo. Circa dodici mesi fa è iniziato il percorso della giovane all’interno dell’Apsp di Mezzocorona, grazie ad un progetto Scup, il Servizio Civile Universale Provinciale della Provincia di Trento. Un’esperienza avviata per riempire il vuoto fra la fine degli studi e l’accesso al mondo del lavoro e che si è rivelata, a detta della ragazza, una vera scuola di vita.
«Non è semplice trovare lavoro per noi giovani, oggi - ha raccontato- ti trovi catapultato in un mondo che sembra non avere posto per te. Ho dunque deciso di tentare una strada alternativa: il Servizio Civile. Così, ho sperimentato questo ruolo che non è quello di un dipendente, ma neanche un volontario. Sono partita un po’ preoccupata e con tanti dubbi in testa, ma sicuramente contenta di poter finalmente toccare con mano una realtà di cui avevo solo letto e discusso».
Vivendo la quotidianità della “Cristani de Luca”, Alba Zeneli ha rivisto la propria opinione rispetto alle case di riposo: «Ho sempre pensato a queste strutture come posti tristi, dove gli anziani vengono abbandonati dalle famiglie. Invece mi sono trovata in una specie di paese dei balocchi, ricco di varietà e umanità. Incroci lo sguardo della moglie, ogni giorno seduta sulla stessa poltrona blu, accanto al marito. Saluti la figlia che, più volte alla settimana, viaggia per un’ora per venire a trovare la madre. Dai una caramella alle bambine che spesso incontrano la trisavola, ancora con tanta voglia di fare».
Non solo un’esperienza di lavoro e impegno civile dunque, ma anche un vero e proprio percorso di crescita: «Gli anziani racchiudono una molteplicità di esperienze, sentimenti, tradizioni e talenti che saresti contento di avere, giunto alla loro età. Ascolti racconti di guerra, d’amore, di perdita, di lontananza ma anche di gioia ed allegria. I valzer alla Nave, le vendite al mercato, il duro lavoro nei campi, un lungo viaggio per sentirsi finalmente chiamare papà. Ridimensioni allora le cose veramente significative nella vita».
Un percorso che, anche se giunto quasi al termine, certamente lascerà alla giovane tanto su cui costruire il proprio futuro: «Questo non è solo un lavoro- ha raccontato - è molto di più. Ti permette di capire come i rapporti umani siano importanti: una parola gentile, una carezza, un sorriso, un bacio in fronte che ti ricorda tuo nonno. Sono queste le piccole cose che restano e la vicinanza di cui gli anziani hanno realmente bisogno».