Campione di sleddog fra Trentino e Lapponia 

Giovane talento. Filippo Guadagnini di Mezzolombardo a 14 anni ha conquistato il titolo  mondiale. Lui ed i suoi quattro cani, che vivono in famiglia, formano una squadra indissolubile


Giacomo Eccher


Mezzolombardo. Filippo Guadagnini, 14 anni, è campione del mondo di sleddog, la corsa con i cani da slitta, una disciplina tipicamente nordica e di grande fascino. Uno sport in cui uomo e cane formano quasi un tutt’uno per raggiungere la meta. Trovare un trentino alla vetta mondiale di questa disciplina è quanto meno sorprendente.

La storia di Filippo, e del papà ed allenatore Roberto Guadagnini, veterinario a Mezzolombardo e direttore sanitario delle Clinica Zoolife, è riportata in una lunga intervista apparsa recentemente sul mensile “Il Melo” (edito a Cles): qui il giovane rotaliano campione del mondo racconta la sua passione per gli animali e la sfida dell’estremo, dove tra uomo e cane si crea un legame indissolubile, quasi una simbiosi, per raggiungere la meta.

Primo in Europa a 11 anni

Filippo, nato a Trento nel 2005, da 4 anni fa parte della Nazionale italiana di sleddog. Nel 2015 a soli 11 anni è stato il più giovane campione europeo di tutti i tempi ed è il secondo atleta di questa disciplina più medagliato in Italia. Vive con la sua famiglia e i suoi cinque Siberian Husky fra Mezzolombardo e la Svezia, dove svolge parte della sua preparazione per le gare.

Nel suo palmares spiccano i due mondiali che hanno avuto luogo quest’anno, rispettivamente in Francia (gara aperta a tutte le razze di cani e anche ai meticci) e in Italia, proprio in Trentino, nella località Millegrobbe, gara questa riservata ai cani di razza nordica. In entrambi Federico è stato il primo di categoria.

In salvo grazie a Denali

I suoi quattro cani, che non cambia mai, si chiamano Denali, Christoff, Black-out e Bunker. «Sono i miei cani di casa, quelli con cui vivo ogni giorno e questo è fondamentale. Senza un grande rapporto con i cani e fra i cani, non si otterrebbe alcun risultato. Con loro ci gioco, me li coccolo, e vivono in casa con la mia famiglia. Sono essi stessi parte della famiglia» - racconta Federico. E spiega: «I cani indossano solo un’imbragatura per trainare. Non ci sono redini per indicare la direzione o l’andatura. Io con i miei cani parlo anche quando sono in slitta, dico loro a voce la direzione da prendere, ma a volte lascio a loro la scelta. Sono loro a decidere la velocità».

Per spiegarcelo racconta quello che gli è successo quest’anno ai mondiali in Francia, quando le condizioni meteo erano molto difficili, 16 gradi sotto zero e vento fortissimo. «Dopo 3 km di gara, ci si siamo trovati in una distesa bianca in mezzo ad una bufera di neve. Immersi nel nulla, nessuna forma, nessun riferimento, non si vedeva nulla. Tutto era bianco ed indistinto. I cartelli che indicavano il percorso caduti per il vento e sommersi da una ventina di centimetri di neve fresca soffiata dal vento. Neve che aveva coperto anche la traccia della pista. Molti concorrenti si sono persi. In quella situazione io mi sono affidato ai cani, ho detto alla mia leader di cercare la strada giusta. E Denali lo ha fatto, ha trovato la via giusta e mi ha portato fuori dalla bufera. Solo quando sono arrivato al traguardo ho capito che ero il primo. Anche quelli partiti prima di me si erano persi».

Allenamenti quotidiani

Per stare ai vertici, Filippo si allena quasi tutti i giorni. Quattro giorni con i cani e tre volte corre da solo, per fare fiato. D’estate qui non c’è neve, perciò si trasferisce in Lapponia. Lì in agosto è già autunno e la preparazione inizia con dei carrelli. Costosi anche i trasferimenti per le gare, che riesce ad affrontare grazie a sponsorizzazioni ed alla famiglia. Per i Guadagnini lo sleddog è di casa. Il papa di Filippo, Roberto, è stato un professionista di questo sport e medaglia d’argento alla dimostrazione olimpica di Albertvelle ’92; un cugino è stato campione europeo; la sorella campionessa del mondo. «Cani e sleddog non li ho scoperti io, ci sono nato in mezzo».













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