C’è un po’ di Stravino nella Torre civica
Valle dei laghi. Nel non facile restauro della Torre civica di Trento, in questi giorni aperta al pubblico, c’è una forte presenza dell’imprenditorialità della Valle dei Laghi. I lavori di recupero,...
Valle dei laghi. Nel non facile restauro della Torre civica di Trento, in questi giorni aperta al pubblico, c’è una forte presenza dell’imprenditorialità della Valle dei Laghi. I lavori di recupero, dopo il devastante incendio del 4 agosto 2015 che aveva compromesso l’interno della torre dal 6° all’11° livello, sono stati affidati ad una associazione temporanea d’imprese di cui fanno parte la ditta Pederzolli Dino ed Ampelio di Stravino – che, oltre al coordinamento di tutte le lavorazioni e alla logistica del cantiere, si è occupata del restauro e consolidamento dei parametri murari e dell’esecuzione di tutte le nuove opere in legno di larice spazzolato – e l’Officina Filippi di Cadine, che ha eseguito tutte le opere di carpenteria in ferro. Nell’Ati anche la NordSystems di Trento (impianti elettrico e antincendio) e la restauratrice Enrica Vinante.
La parte prevalente e più delicata del complesso intervento è stata svolta dall’Impresa Pederzolli con non poche criticità sia per la parte logistica e soprattutto per la sicurezza, dovendo intervenire preventivamente con indagini sullo stato di degrado della struttura, eseguite in collaborazione con laboratori specializzati. Trattandosi poi di un intervento che interessava la parte alta della Torre, le ditte hanno dovuto servirsi per il trasporto del materiale e soprattutto della carpenteria in ferro ad un’altezza di 34 metri, in corrispondenza della monofora ad est, di un sollevatore a doppia colonna, installato su via Garibaldi, e quindi calare le strutture all’interno della Torre per mezzo di argani posizionatori. Per garantire maggiore sicurezza al transito veicolare e pedonale in occasione del sollevamento delle travi di maggiore peso e dimensione nonché delle campane si è dovuti intervenire di notte con l’ausilio di autogru a strada completamente chiusa. Oltre alla realizzazione del “castello campanario” come supporto per la nuova campana di 1.510 kg, fusa ad Innsbruck, posizionata all’11° livello, non meno complicato è stato il posizionamento della vecchia campana, ormai inutilizzabile, come “reperto museale”. M.B.