«Addio, amico umile e sincero» 

Fai, il paese si è radunato in parrocchiale per dare l’addio a Claudio Pallanch


di Rosario Fichera


FAI DELLA PAGANELLA. Tristezza, sgomento, dolore, ma anche amore, solidarietà, amicizia, quella vera, con il “cuore in mano”. Ieri nella parrocchiale di Fai della Paganella, durante i funerali di Claudio Pallanch, deceduto venerdì scorso sul Piz Galin a causa di una valanga durante una gita di sci alpinismo, aleggiavano tutte queste sensazioni che ognuno, ascoltando l’omelia e i ricordi degli amici e dei parenti, condivideva con gli sguardi silenziosi, gonfi di lacrime, con chi gli stava accanto. Già nelle primissime ore del pomeriggio la chiesa si è riempita di tantissime persone che, attonite, hanno stretto in un abbraccio di conforto la famiglia di Claudio Pallanch, con la moglie Monica, le figlie Lorena e Glenda e la sorella Fiorenza con il marito, seduti su una panca vicino al loro congiunto. Un intero paese, i parenti, gli amici, il soccorso alpino e i tantissimi colleghi di lavoro della Provincia autonoma di Trento, hanno voluto salutare per l’ultima volta un uomo che durante la sua vita ha dimostrato cosa significhi la vera amicizia. Quella disinteressata, genuina e per questo grande.

«Sapevi esprimere nella semplicità dei gesti quotidiani la tua sincera amicizia sempre disponibile ad aiutare, ti preoccupavi di come la neva a tutti noi», ha letto nel messaggio di ricordo, in rappresentanza dei colleghi di lavoro, Marino Vitti, compagno anche di numerose escursioni.

Don Augusto Angeli ha officiato la funzione religiosa, ricordando come venerdì, transitando in auto, il Piz Galin e le Dolomiti di Brenta gli siano apparsi straordinariamente belli, con il cielo terso e azzurro. Un invito per salire in quota, a cui Claudio ha risposto da grande appassionato della montagna quale era. Partito con gli sci d’alpinismo per salire in vetta al Piz Galin, non ha fatto però più ritorno, «lasciando - ha aggiunto don Augusto – un vuoto incolmabile in tantissime persone e il cuore gonfio di lacrime».

Ma allo stesso tempo, Claudio ha trasmesso la testimonianza di un esempio da seguire, così come ha espresso nelle parole di ricordo uno dei suoi migliori amici, Paolo Perlot: «La tua onestà e la tua umiltà – ha detto Perlot – hanno sempre rappresentato un esempio per me».

Claudio Pallanch, 61 anni, dipendente del Servizio gestione impianti della Provincia, sull’altopiano della Paganella era stimato e ben voluto proprio per la sua onestà d’animo e il carattere gentile e sempre disponibile, qualità che aveva innate, ma che aveva rafforzato anche attraverso la continua frequentazione dei boschi e dell’alta montagna, le sue grandi passioni dopo la famiglia.

La cugina Annalise ha ricordato anche la sua figura di bambino, vispo e sdentato, che si esibiva a recitare poesie in dialetto faioto, convolgendo tutti con il suo sguardo dolce che ha mantenuto poi per tutta la vita. Una vita che si è spezzata sulla terra venerdì scorso durante una gita di sci alpinismo, ma che molti, ascoltando il toccante “Signore delle cime”, intonato a fine cerimonia dal coro parrocchiale insieme a quello giovanile, sanno che per Claudio continua “nel paradiso, tra le sue montagne”.













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