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La Sat dice no alla diga del Vanoi: «Stravolgerebbe un sistema fluviale unico»

«Invasi già tutti sfruttati, anacronistico intendere l’ambiente come una natura da assoggettare per l‘interesse umano»

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TRENTO. La Sat dice no alla realizzazione del Bacino Irriguo sul Vanoi da parte del Consorzio di Bonifica Brenta - Cittadella. «Una diga che andrebbe a stravolgere un sistema fluviale ormai unico nel panorama delle Alpi Orientali. Intendere l’ambiente come una natura da assoggettare e sottomettere per l‘interesse umano è una forma anacronistica e conclusa del passato». «In questo momento di cambiamento climatico, è necessario ripensare l’agricoltura con soluzioni integrate e condivise per risparmiare l’acqua Bene Comune».

Lunga la lista di obiezioni avanzate dalla Sat centrale e dalla sezione di Primiero.

Primo: la diga stravolge un sistema fluviale ormai unico nel panorama delle Alpi Orientali, costituito da ambienti ripariali per fauna Ittica ed Avifauna; nel torrente Vanoi vivono due specie inserite nella lista rossa IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura): la trota marmorata (Salmo marmoratus) e lo scazzone (Cottus gobio), tutte e due in pericolo critico.

Secondo: i versanti destro e sinistro dell’ipotetico lago presentano secondo un elevato pericolo per «potenziali crolli ed alla particolare situazione lito-geomorfologica dei versanti franosi»: «Questa situazione ha già causato delle frane anche in tempi recenti, che possono generare in caso di invaso, un’onda tipo Vajont che può colpire i paesi e le infrastrutture sottostanti».

La Diga – sottolinea la Sat – «avrà un volume di invaso fino 33 milioni di metri cubi di acqua a seconda delle varianti. Da studi fatti lo specchio d’acqua avrà una forte evaporazione che cambierà il microclima della valle del Vanoi con più umidità e malesseri per la gente locale che ci vive».

Secondo la Sat «il Trentino ha già creato un completo sfruttamento delle acque; nel Vanoi e nel Primiero sono stati completamente sfruttati tutti gli invasi, captando ogni portata utile alla produzione, stravolgendo ambienti dove la natura ci ha messo anni per riadattarsi».

Infine, «i lavori di un invaso di quel tipo provocherebbero una situazione logistica difficile per gli utenti dell’arteria dello Schener, continuamente oggetto di revisione del tracciato stradale»: «ci sarà un ulteriore aggravio del traffico pesante fino a fine lavori che influirà in maniera negativa sui collegamenti per gli ospedali, le scuole, il turismo, ed il traffico commerciale della valle generando una insofferenza generale della popolazione locale per un’opera a beneficio di un ristretto numero di persone».

 

 













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