La dirigente: «No alla pancia scoperta a scuola». A Brunico scatta la protesta degli studenti
La preside del Liceo pedagogico scrive alle famiglie e fa scoppiare un caso. Poi l’autocritica: «Lavoriamo insieme ad un dress code»
BRUNICO. Diventa un caso nazionale il “no alla pancia scoperta a scuola” della dirigente del Liceo pedagogico di lingua tedesca di Brunico, e la protesta di reazione degli studenti che si sono presentati in classe con t-shirt cortissime.
La preside, Isolde Maria Künig, ha scritto una lettera alle famiglie in cui chiedeva un abbigliamento consono al luogo: “Preferibilmente - scrive la dirigente - vanno evitate magliette che lascino la pancia completamente nuda».
La dirigente ha motivato la missiva con le lamentele arrivatele per l’abbigliamento di alcuni studenti, e ha spiegato che tra i suoi obiettivi c’era anche quello di evitare che possa imporsi “una sorta di ideale di pancia piatta che potrebbe portare a comportamenti alimentari rischiosi”.
Ma, ha ammesso la dirigente, la lettera probabilmente è stata un mezzo sbagliato: “Avrei dovuto parlare direttamente con gli studenti”.
Studenti ai quali ha chiesto di concorrere ad elaborare insieme un dress code per la scuola.
Il tema – con relative polemiche – non è nuovo.
Qualche mese fa a Roma scoppiò il caso al Liceo Righi dove una docente si era rivolta ad una studentessa a pancia scoperta con un “Ma che stai sulla Salaria?".
Sul caso è intervenuta anche la presidente dell'associazione antiviolenza Gea, Christine Clignon: "Mi chiedo davvero chi possa definire un abbigliamento "adeguato". Quali norme possano descrivere in modo oggettivo questa condizione? Gli standard culturali sono molto discutibili perché spesso imposti dagli uomini in carica in un preciso luogo (in Afghanistan, per esempio, si prevede una copertura totale delle donne). Dopo lunghe riflessioni, affrontate anche con mia figlia, sono arrivata alla conclusione che ogni persona può decidere da sola cosa considerare appropriato e come si senta a suo agio. Naturalmente possono esserci ambienti privati che impongono un abbigliamento, ma ognuno è libero di aderirvi o meno. Nei luoghi pubblici, invece, ciascuno dovrebbe avere la possibilità di esprimersi liberamente anche se volesse indossare la tuta da sci in sauna".