La Cassazione: Benno Neumair, “fondato il rischio di fuga all’estero”
Le motivazioni della convalida del fermo del 21enne reo confesso dell'omicidio dei genitori: contatti con persone in Spagna, Germania, Austria
ROMA. E' fondato il rischio che Benno Neumair, il giovane bolzanino reo confesso dell’omicidio dei suoi genitori, il padre Peter e la madre Laura Perselli, lo scorso 4 gennaio, possa fuggire all'estero dove ha vissuto a lungo e ha contatti, in diversi paesi. Soprattutto in Spagna dove è stato con Erasmus, Germania - paese dove vive una sua ex che lui ha cercato di contattare il 15 gennaio - e Austria.
Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni depositate dalla Prima sezione penale e relative all'udienza del 20 maggio quando gli 'ermellini' hanno respinto il ricorso della difesa del giovane omicida, reo confesso, contro l'ordinanza del 30 gennaio firmata dal gip di Bolzano che aveva messo Benno in stato di fermo, nel carcere cittadino dove è detenuto.
Quella decisione aveva convalidato quanto stabilito due giorni prima, il 28 gennaio, nel provvedimento di fermo di indiziato di delitto. E' già stata formalizzata, il 19 ottobre, la richiesta di rinvio a giudizio in un processo che, sulla carta, può arrivare anche alla condanna all'ergastolo a carico del trentunenne che ha strangolato prima il padre, in un litigio, e poi la madre, in maniera invece premeditata.
Senza successo, il legale di Benno ha contestato il pericolo di fuga sostenendo che per via della pandemia è difficile spostarsi da un paese all'altro e inoltre dicendo che il giovane non ha soldi e dopo il delitto non si è mai spostato, neanche quando la casa dei genitori è stata messa sotto sequestro.
Per la Cassazione, invece, non merita obiezioni il ragionamento del gip che ha rilevato come il giovane oltre alla "naturale" paura di essere arrestato aveva anche una condizione di "stress emotivo" che gli avrebbe prospettato la fuga come "unica via di scampo". Il verdetto poi ripercorre le attività di "depistaggio e mendaci" compiute da Benno per cancellare le prove, come la pulizia della casa con acqua ossigenata per cancellare le tracce di sangue, l'aver consegnato ai carabinieri indumenti della sorella e suoi anzichè, come richiesto, dei genitori. Tutto per sviare le ricerche di padre e madre 'scomparsi', condotte dai cani molecolari. E poi il fatto che Benno abbia lasciato gli stivaletti del padre sul ciglio del fiume per simularne il suicidio dimostrano la sua "capacità di pianificare i propositi e di organizzarli preventivamente nei minimi dettagli" e rivelano sarebbe in grado di fuggire all'estero.
Anche la situazione mentale del ventunenne, "precario dal punto di vista psichico" tanto che era già stato sottoposto in Germania a trattamento sanitario obbligatorio dopo aver minacciato con il coltello Nadine R. la sua ragazza di Ulm, è stato considerato come un altro elemento a supporto del rischio di fuga.
Ai genitori Peter e Laura - ricorda la Cassazione - i medici dell'ospedale di Ulm dove Benno era stato ricoverato, avevano detto, quando erano andati a prenderlo dopo le dimissioni, di chiudersi a chiave in camera prima di mettersi a dormire, e Benno, in un episodio di "probabile fase" di sonnambulismo aveva tentato di strangolare anche la sorella Madè.
Benno, scrive la Cassazione, ha vissuto "per 10 anni all'estero, essendo stato a Ulm in Germania, a Granada in Spagna e a Innsbruck, dove aveva studiato, tutti luoghi dove aveva mantenuto piu' di un contatto". "L'affermazione che, in chiave difensiva, si trattasse solo di contatti 'generici e ipotetici' - proseguono i giudici - è smentita dallo stesso comportamento di Benno, avendo egli tentato di contattare la ex ragazza in Germania, chiedendole di chiamarlo via skype o zoom , allorquando le investigazioni incalzavano e la pressione degli inquirenti diveniva incessante". Conclude la Cassazione ritenendo l'ordinanza di fermo "fondata" su "elementi di concretezza" indicativi della "volontà dell'indagato si sottrarsi alla giustizia". Con condanna al versamento di tremila euro alla cassa delle ammende, il ricorso della difesa di Benno è stato dichiarato "inammissibile" dal verdetto 38943 scritto dal consigliere relatore Antonio Cairo, collegio presieduto da Renato Giuseppe Bricchetti.