L’ultima foto di Alex Galtarossa, mano nella mano in rianimazione
Un’immagine toccante scattata dal videomaker Andrea Pizzini (ed autorizzata dalla famiglia): «Che la sua storia sia un ricordo per tutti noi di come è stata tremenda questa pandemia»
BOLZANO. La ultima Foto di Alex Galtarossa. E’ quella scattata dal videomaker Andrea Pizzini per il suo progetto Wellenbrecher in cui racconta da lungo tempo le storie e immagini dalle terapia intensive Covid-19 altoatesine.
E’ una foto toccante, autorizzata dalla famiglia come spiega lo stesso Andrea Pizzini in un lungo post sui social, ma che noi abbiamo voluto pubblicare celando il viso di Alex, morto a fine marzo per il Covid a soli 54 anni.
Così racconta Pizzini: «La foto mostra la ex-compagna (e mamma della loro unica figlia) che parla e tiene la mano ad Alex pochi giorni prima della sua morte per COVID. E' una foto straziante e ora vi spiego perché ho scelto di pubblicarla (con il cortese permesso della famiglia):
Io non conoscevo Alex Galtarossa. Lo ho conosciuto solamente dentro la terapia intensiva. Ho visto come è arrivato il primo giorno, ho visto come lo hanno intubato, ho visto come ha lottato e ho vissuta la tristezza della sua scomparsa. E'una morte che ha colpito tutti perché Alex era uno sportivo, una persona allegra e positiva.
Vi racconto di un momento particolare che ho avuto con lui:
Durante la sua battaglia contro il COVID ha avuta un giorno dove sembrava quasi averla sconfitta questa malattia. Quel giorno Alex (ancora intubato che non poteva parlare) era con la infermerie Silvia. Io passo con la camera in mano e Silvia mi dice: "Sai che Alex mi ha fatto capire che lui lavora per la TV? Ma non so per chi". Allora mi metto li con Silvia a cercare di capire cosa Alex volesse dirci. Era intubato ma aveva gli occhi lucidi e vispi di un bambino curioso che non voleva altro che raccontarsi. Da intubato poteva solo fare "si" o "no" con la testa. Silvia ed io gli facevamo domande per cercare di capire che lavoro facesse. Ad un certo punto a Silvia viene l'idea di dargli una penna e un pezzo di carta. Con mano tremante Alex cerca di scrivere qualcosa ma è difficile leggere le lettere. Dopo vari tentativi riesco a leggere questo: "Publi", e io chiedo "Publitalia?". E lui felice mi fa si un bel po di volte con la testa! E io gli chiedo: "Ma tu conosci Berlusconi?" E lui super felice altri tanti SI con la testa.
Sul computer vicino al suo letto cerchiamo il suo nome su google e ci guardiamo le foto e i video. Alex era contento di farci sapere chi era.
Io gli spiego il mio progetto "Wellenbrecher". Gli dico che cerco di far capire alla gente "fuori" che cosa sta accadendo dentro la terapia intensiva. Perché c'è gente che ancora pensa che il COVID non esista o non sia una cosa grave...lui di risposta arrotola gli occhi come voler dire "che stupidi". Gli dico che se vuole racconto anche la sua storia. Lui fa "si si si" con la testa. Vuole partire subito a raccontarsi ma io dico: "aspetta, sei ancora intubato e debole. Non devi sforzarti! Aspettiamo qualche giorno ok?" Lui dice ok. Purtroppo lui dal giorno in poi peggiorerà e non si riprenderà più.
Quel che mi è rimasto impresso di questa ora scarsa che ho passato con Alex è che lui aveva uno sguardo "vispo" ed estremamente curioso. Mai un intubato ha avuto così tanta voglia di "chiacchierare" con me. Penso che avremmo fatto una bellissima intervista per voi. E proprio perché lui mi ha chiesto di raccontarsi vi faccio vedere questa foto. Che la sua storia sia un ricordo per tutti noi di come è stata tremenda questa pandemia.
Ringrazio la famiglia per avermi dato il via libera all pubblicazione. E ringrazio Alex perché mi ha mostrato come anche nel momento più buio si può sorridere, si può raccontarsi e non perdere lo spirito allegro e curioso. Delle qualità bellissime che sono sicuro sua figlia ha ereditato per dare calore e colore a questo mondo», conclude Andrea Pizzini.