L’omaggio di Bolzano a Romano Prodi: tanti ricordi e un appello per la pace
Presidente dell’Iri, ministro, premier e presidente della Commissone Ue: il professore ha attraversato da protagonista la storia italiana ed europea
BOLZANO. «Strana vita, la mia», Romano Prodi ha pensato a questo titolo per la sua autobiografia. Una esistenza piena, fortunata, ai vertici della politica, con una famiglia numerosissima, «che diventa una palestra per la politica, perché ti insegna quando è il momento di scomparire». Cambiare qualcosa, se tornare indietro fosse possibile? «Tante cose, ma non avrebbe senso. Gli errori sono stati fatti». Studiare sempre, coltivare ancora progetti. «Il mio sogno oggi? Aiutare a ricostruire un rapporto nel Mediterraneo. Ci sto lavorando. Università miste, con pari dignità, a Tunisi, Bari, Barcellona.... I professori del nord vanno al sud, gli studenti del sud vanno al nord. Formi 500 mila giovani e costruisci la pace».
Si è parlato tanto di pace ieri pomeriggio al Palazzo Mercantile. Prodi è tornato ancora una volta a Bolzano, invitato dal Circolo cittadino, per presentare gli ultimi due libri, «Strana vita, la mia» e «Le immagini raccontano l'Europa». Ne è nata una conversazione con Alberto Faustini (direttore dell'Alto Adige), una lezione di geopolitica e memorie affettuose dell'ex premier ed ex presidente della Commissione europea. Prodi è stato uno degli interlocutori preziosi per l'autonomia. Ci crede sempre.
«Bolzano è l'unico esempio possibile per l'Ucraina, e la gente lo sa. Me lo chiedono spesso in giro per l'Europa. Avete una grande responsabilità».
Prodi, introdotto dal presidente del Circolo cittadino Elmar Pichler Rolle, ha ritrovato un interlocutore come Luis Durnwalder, venuto a salutarlo, Michl Ebner, presidente della Camera di Commercio, amico di lunga data («quante discussioni a Bruxelles e Strasburgo, si andava a correre insieme») con Orfeo Donatini (presidente della nostra società Sie). Da Gerhard Brandstätter (presidente Cassa di risparmio) l'omaggio «all'umanista che ha capito l'Europa» e un complimento raro: «Non c'è successo senza amarezze. L'eleganza con cui ha saputo superarle è una lezione di vita». Dal sindaco Renzo Caramaschi il benvenuto della città.
Le elezioni politiche
«Mi sono ripromesso di non parlare più delle elezioni politiche», sottolinea Prodi con i giornalisti prima di entrare in sala. Quindi alla domanda su eventuali timori per il boom di Fratelli d'Italia risponde così: «Come mi comportai quando Jörg Haider vinse le elezioni? Mi spingevano tutti a prendere provvedimenti contro l'Austria. No, dissi, non si prendono provvedimenti sui risultati elettorali, ma sui comportamenti successivi. È questo che deve fare l'Europa: il rispetto dei diritti, delle libertà e delle regole va garantito.
Dialogare con i dittatori
Ministro, professore, presidente dell'Iri, presidente del Consiglio e della Commissione europea, Prodi nella sua vita di 83 anni ha attraversato la storia. Molti incontri nell'autobiografia. «Si è confrontato con personaggi come Gheddafi e Putin. Dialogo con gli artigli, ma dialogo...», ricorda Faustini. Putin lo conosce benissimo. «Sentii parlare di lui la prima volta da Gorbaciov, nella fase di disfacimento dell'Unione sovietica. Mi disse che stava avanzando un personaggio con un curriculum nel Kgb. L'unico, mi disse, che potrà aiutare l'Europa». Ed infatti, ricorda Prodi, «c'è stato un rapporto forte tra Ue e Putin. Al termine del suo incarico a Bruxelles (1999-2004), ebbe un incontro bilaterale con Putin. «Gli chiesero quando la Russia sarebbe entrata nell'Ue, quello era il clima».
Una guerra criminale
Venti anni dopo Putin invade l'Ucraina e minaccia la guerra nucleare. «Perché ha commesso questo atto criminale, questo errore storico?». Se lo è chiesto anche Prodi, confrontandosi subito dopo l'invasione con i contatti nell'ambiente Nato. «Il suo potere illimitato lo ha illuso. Credeva che sarebbe stato accolto a braccia aperte dagli ucraini, ha sopravvalutato il suo esercito, e poi c'è questa sua idea della grande Russia zarista. Ma la sua Russia è molto più piccola».
Guardare la Cina
Inutile fare tanti discorsi, dice Prodi con la cadenza emiliana, «la guerra terminerà quando si metteranno d'accordo Cina e Stati Uniti». E bisogna aspettare. L'8 novembre le elezioni di Midterm negli Usa, il 16 ottobre il congresso del Partito comunista cinese. «Di una cosa sono sicuro, i cinesi si sono stufati della guerra». Prodi frequenta la Cina e vi insegna. «È un Paese autoritario, mai stato nemmeno leggermente democratico. L'errore di noi occidentali, me compreso, è stato pensare che lo sviluppo economico avrebbe provocato una trasformazione democratica della Cina».
L'inventore dell'Ulivo
Democristiano anomalo, ricorda Faustini, Prodi ha cambiato il panorama politico italiano inventando l'Ulivo. «Volevo unire diverse teologie del passato», ricorda. E adesso? È il tempo delle «rising stars», le stelle che crescono, «e tramontano». Elenca Renzi, M5S, Lega...Non gli piace. «L'Italia va ricostruita e la democrazia si costruisce dal basso. Servono luoghi di dibattito, sono tutti spariti». E se non è ripetibile la stagione delle mille sezioni di partito, «organizza il dialogo in altro modo, anche on line, basta che parli con le persone».
La «malattia» italiana
Prodi ricorda un incontro con l'allora cancelliere tedesco Helmut Kohl. Un bel dialogo, sciolto il ghiaccio iniziale, «erano previsti 20 minuti, durò due ore». Sorride. «Mi accompagnò all'elicottero e questo fu il suo saluto "Chiacchierata interessante, Romano. La prossima volta chi verrà?». Ecco, dice, «questa è la migliore sintesi possibile del dramma italiano».
La classe dirigente
Un'altra malattia italiana, elenca, riguarda l'establishment, «la classe dirigente che non c'è». Siamo un Paese in cui «manca una rete di personalità non politiche che contribuiscano a creare il pensiero. Mi hanno invitato in Spagna a parlare. C'era qualche decina di persone di livello ad ascoltare, ho capito che si incontrano regolarmente per confrontarsi. Da noi questa cosa non esiste».
Incontri memorabili
«Volete sapere quale sia stato il politico più completo che abbia incontrato? Beh, è stato Bill Clinton. Lo so che non lo direste. Grande intelligenza, animale politico istintivo. Nella politica servono empatia ed intelligenza. Le possiede entrambe».