L'abete partito dalla val di Fiemme ora è sotto il ponte Morandi
Un viaggio di 8 ore dai boschi della Magnifica Comunità alla piazza del quartiere, dove è stato accolto con gratitudine dai residenti: "Per noi è il simbolo della vita che riparte". GUARDA IL VIDEO DEL VIAGGIO
GENOVA. L’albero di Natale fiemmese non solo è arrivato a Genova con tutti i suoi aghi, ma attaccati ai rami aveva ancora le pigne. L’autista Marco Boninsegna, che aveva ricevuto dal padre Giacomo, scario della Magnifica Comunità, l’incarico di portare l’abete nel capoluogo ligure nelle migliori condizioni, è sceso dal camion, dopo 8 ore di viaggio, visibilmente soddisfatto: «Questo non farà la fine di Spelacchio».
Quest’anno la Magnifica Comunità di Fiemme ha voluto gestire tutta l’«operazione albero di Natale» in autonomia. Il viaggio è cominciato nel cuore della notte: erano le 3 quando l’albero – a bordo di un autotreno della ditta Piazzi – ha lasciato la val di Fiemme. Guida prudente, andatura elastica, perché quando a bordo c’è un giovane abete non puoi permetterti contraccolpi o oscillazioni troppo forti.
Ad ogni sosta Boninsegna ha controllato il camion, preoccupato soprattutto per la punta dell’albero. Perché la bellezza di un albero di Natale – lo sanno bene i boscaioli - si valuta soprattutto dalla cima. Con una certa curiosità dei viaggiatori in sosta: non capita tutti i giorni di vedere un abete di 12 metri all’autogrill. Solo dopo aver superato le curve dell’autostrada dei Giovi e le strettoie della Valpolcevera, giunto nei giardini di piazza Petrella, con la scorta dei vigili, Boninsegna si è finalmente rilassato. Ma il padre l’ha chiamato al telefono: «Mi raccomando, resta lì finché non sei sicuro che l’albero sia sistemato come si deve».
Apprensione giustificata, visto che in piazza erano già arrivati alcuni giornalisti e una piccola folla di residenti e curiosi cominciava a scattare selfie, pure dalle finestre e dai balconi dei palazzi affacciati sulla piazza.
Se i fiemmesi hanno voluto fare sul serio, i genovesi non sono stati da meno. Ad attendere l’abete c’era una squadra di operai e giardinieri, con numerosi volontari impegnati a tenere l’area chiusa al traffico. Dal centro della piazza il ponte Morandi non si vede, ma basta allontanarsi di pochi metri per scorgere i resti delle strutture di cemento sospesi a mezz’aria. Le locandine dei giornali, ogni mattina, raccontano le vicende di quel ponte, che ancora a lungo resterà una ferita aperta nel cuore della città.
Si è conclusa così, ieri, un’operazione che ha coinvolto varie persone nell’arco di due settimane nei boschi di Solaiolo. La scelta dell’albero è stata curata dal tecnico forestale Ilario Cavada, per il taglio è stato chiamato il boscaiolo di Daiano Fabio Volcan, mentre Nicola Dagostin lo teneva sollevato con una grossa autogru. Tutto sotto gli occhi attenti del custode forestale Markus Bonel e degli altri operai della Magnifica.
Le reazioni dei genovesi. “Questo albero è la vita che ricomincia, è la ragione di un nuovo sorriso sulle labbra dei nostri bambini, che non trascorreranno il Natale nelle loro case, dove sognano ogni giorno di tornare, ma almeno avranno un simbolo in piazza Petrella, dove ci ritroveremo il 14 dicembre, per la commemorazione delle vittime del ponte Mirandie durante le feste”. Ha accolto con gioia l’abete rosso della Val di Fiemme, Giusy Moretti, coordinatrice del comitato sfollati di via Porro, lei che ha perso due case nel crollo del ponte Morandi, ma ieri mattina, era in piazza Petrella a festeggiare l’albero di Natale.
Un abete che gli abitanti della zona di Certosa (63 mila) hanno visto arrivare per la prima volta tra le loro case. “Questo albero ci dà un’altra visione del quartiere, un po’ di luce fa bene, specie quest’anno che è particolarmente doloroso. Ringraziamo la valle di Fiemme per questo dono che per noi che non abbiamo più una casa significa tanto”, dice Sabino Marinelli anche lui del comitato sfollati. “Abbiamo appena riqualificato la piazza, con panchine e aiuole, l’albero è stata una idea che ci è venuta dopo il crollo del ponte, serviva un luogo per la comunità dove riunirsi per Natale. Questa piazza così è perfetta”.