la battaglia

Inceneritore trentino, 13 associazioni si mobilitano: «Impresa scellerata»

Da Legambiente al Wwf a Italia Nostra, gli ambientalisti denunciano: «Dalla Provincia scelta senza dati oggettivi. Si potenzi la differenziata e si usino gli impianti già esistenti»

L'EDITORIALE. La Provincia passa la palla ai sindaci. E abdica al suo ruolo



TRENTO. Tredici associazioni ambientaliste scendono in campo contro la scelta di un impianto di trattamento termico dei rifiuti deciso dalla giunta Fugatti. Si tratta di Wwf Trentino, Italia Nostra Trentino, Legambiente Trentino, Ledro Inselberg APS, Lipu Trentino, EPPAA Trentino, Comitato Legalità Trasparenza, Rinascita Rovereto, SAL Salvaguardia Area Lago, Comitato Sviluppo Sostenibile, Mountain Wilderness, Rotte Inverse e Comitato Salvaguardia Olivaia.

«Un salto indietro di 13 anni», denunciano le associazioni che parlano di «inaccettabile livello di superficialità» sia per quanto riguarda la tecnologia (inceneritore o gassificatore) che la localizzazione non ancora decisa.

Le associazioni ricordano che in Trentino «avremmo potuto in poco tempo raggiungere in tutti i bacini l’85% di raccolta differenziata e portare la produzione dei rifiuti ai 360kg/ab.eq. della Valle di Sole. Ciò avrebbe portato il residuo intorno alle 20.000 t/anno. Lo confermiamo e siamo

disponibili ad un confronto immediato. Apprendiamo invece dalla stampa che il nostro assessore le 20.000 t/anno le ha aggiunte alle 60.000 t/anno dichiarate nel V aggiornamento, portando il quantitativo da smaltire

a 80.000 t/anno. Peccato che è dal 2009 che il residuo è ben al di sotto di tale valore. Un salto indietro di 13 anni? E’ questa l’intenzione della Giunta provinciale?».

 «Vogliamo richiamare l’attenzione a ciò che avviene già in molti comuni d’Italia, alcuni poco lontano dalla provincia di Trento. Raccolta differenziata 90% contro la nostra media di 77%, rifiuto residuo 37kg/ab.eq. contro i nostri 92kg/ab.eq, rifiuti tessili sanitari raccolti e riciclati mentre in Trentino né raccolti né riciclati e ammontano a ben 16.000 t/anno». «Se avessimo raggiunto gli obiettivi del IV aggiornamento del piano rifiuti, ormai 9 anni fa, saremmo molto vicini alle virtuose province d’Italia», scrivono le associazioni. «Il nostro invito è di non abbandonare la strada indicata dall’Unione Europea in tema di economia circolare: ridurre, riparare, riusare e riciclare. Abbassare i quantitativi residui e nel frattempo utilizzare gli impianti già esistenti per il trattamento termico senza aggiungerne di nuovi. Questa sarebbe la strada da percorrere prima di avventurarsi in una impresa scellerata e priva di dati oggettivi».

Le 13 associazioni chiamano tutti, a partire dagli eletti nei consigli, a mobilitarsi «contro queste politiche vecchie e dannose per la comunità».













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