In quarantena da un mese senza mai essere positivo
Il racconto di un papà esasperato: «Vorrei che le riflessioni sul mio caso potessero migliorare l'efficienza del sistema». «Dall’Azienda sanitaria sono arrivate ben poche comunicazioni, sono sempre stato io a dovermi attivare»
MERANO. In quarantena dal 14 febbraio, dovrà rimanervi fino al 22 marzo, pur risultando negativo a tutti i tamponi a cui finora è stato sottoposto. Lui come la moglie.
La storia di un meranese mette in luce le storture nella gestione della pandemia. «Vorrei che le riflessioni sul mio caso potessero essere utile a migliorare l'efficienza del sistema», spiega. Lui vive con moglie e figlio in un appartamento attiguo al quale c’è l’abitazione dei suoceri.
«Il 14 febbraio mia suocera ha iniziato ad accusare mal di gola e febbre. Da un tampone effettuato, è risultata positiva al Covid. Dopo qualche giorno si è reso necessario il suo ricovero in ospedale».
Sin dal primo momento i familiari informano di essere stati in contatto con la suocera. «Però dall’Azienda sanitaria non mi è arrivata nessuna comunicazione. Mi sono attivare io per sapere come avremmo dovuto fare, come comportarci in tema di quarantena.
Dopo il caso di positività della suocera, siamo stati sottoposti a un primo test il 22 febbraio, mentre mia suocera era già ricoverata in ospedale, da cui è ritornata solo il 12 marzo. Il personale dell’Asl è venuto a effettuare i test e in seguito ci è stato comunicato via mail che mio suocero e anche mio figlio erano risultati positivi. Io e mia moglie, negativi. Ma non ci è stato detto come ci saremmo dovuti comportare.
Nessuno mi ha mai telefonato. Ho chiamato io il Centro epidemiologico di Bolzano per capire il da farsi. A quel punto, mi hanno messo in contatto con un medico».
Nelle mail, infatti, nessuna indicazione su come procedere. «Nei referti, uno dal laboratorio di Zams e uno dalla Provincia, non c'è scritto altro se non la negatività o meno della persona.
In pratica, al ricevimento dei risultati dei tamponi, positivi o negativo che fossero, nessuno ci ha mai avvisato con una comunicazione ufficiale sul fatto che eravamo tutti in obbligo di quarantena.
La stessa cosa è accaduta il 3 marzo, quando sono venuti a farci un nuovo tampone. Il suocero si era negativizzato, quindi era libero di circolare, mentre mio figlio era ancora positivo.
Ancora, ho dovuto chiamare io l'Azienda sanitaria per capire cosa avremmo dovuto fare e pure prendere la linea non è stato semplice. Poi, il tampone del 9 marzo con ancora solo mio figlio risultato positivo. Dopo 21 giorni di positività, mio figlio poteva uscire dalla quarantena, mentre mia moglie ed io, sempre negativi, dato che eravamo stati in contatto con lui, a tutt'oggi dobbiamo rimanere isolati, almeno fino al 22 marzo».