"In Alto Adige il premio Covid a una ristrettissima cerchia di medici e infermieri"
Il direttivo provinciale Aaroi-Emac di Bolzano critica i criteri di scelta: "Beneficiari quelli che hanno lavorato in una nuova terapia intensiva Covid 2 aperta il 27 aprile, quando il numero di pazienti era già drasticamente calato. Per chi ha prestato servizio negli altri 7 ospedali un bel grazie"
BOLZANO. «La Sanità dell'Alto Adige si distingue ancora. Dopo il caso scaldacollo ed il caso mascherine, ora la decisione formalizzata ufficialmente di elargire un premio economico ai sanitari coinvolti nella gestione della pandemia Covid 19».
Lo afferma direttivo provinciale Aaroi-Emac di Bolzano. «Nulla di nuovo - prosegue la nota - è un progetto già in programma in molte regioni italiane per dimostrare riconoscenza a quei sanitari che si sono adoperati durante l'emergenza , ma solo qui il premio è stato destinato ad una ristrettissima cerchia di medici ed infermieri individuati ad hoc, creando di fatto un'immotivata discriminazione retributiva, oltre che moralmente discutibile».
Secondo Aaroi-Emac, «i cosiddetti 'premi' sono stati infatti destinati esclusivamente ai sanitari hanno preso recentemente servizio in una nuova terapia intensiva Covid 2 aperta il 27 aprile, quando il numero di pazienti era già drasticamente calato ed andava a spegnersi gradualmente. Per tutti gli altri sanitari dei 7 ospedali un bel grazie! Da notare che nei due mesi precedenti sono state ben 5 le terapie intensive che hanno gestito i pazienti Covid, fino a fine aprile, oltre ai numerosi reparti non intensivi coinvolti. Si parla di 1000-500-250 euro mensili a seconda delle figure professionali, oltre a quanto verrà un giorno deciso a livello nazionale».
«Nessuno ne ha colto il senso - prosegue la nota -, ma probabilmente questa nuova struttura intensiva rappresenta il fiore all'occhiello e la nuova immagine della sanità Provinciale anche a livello politico e quindi gode di favori che il restante personale, quello che nei mesi di febbraio, marzo ed aprile è stato sommerso dall'emergenza, quello dei proclami e delle foto sui giornali con le facce stravolte dal lavoro eccessivamente stremante, non ha mai neanche lontanamente immaginato, anzi, nei fatti è stato presto dimenticato. Centinaia di medici ed infermieri si stanno domandando perché anche tra il personale sanitario come nel calcio esiste la serie A e la serie B», chiede il direttivo provinciale Aaroi-Emac di Bolzano.