Agricoltura

Il villaggio dei piccoli frutti a Sant’Orsola sempre più sostenibile: è in arrivo la “serra trentina”

Si tratta di una serra resistente al cambiamento climatico, con coperture verdi bene inserite nel paesaggio e con un microclima interno adatto alla produzione di fragole e piccoli frutti. Il progetto è di due ricercatrici dell'università di Wageningen, in Olanda. Foto: Sant’Orsola


Carlo Bridi


Pergine. Alla cooperativa agricola Sant'Orsola è in progettazione la “serra trentina”, una serra resistente al cambiamento climatico, il cosiddetto “climate change”, con coperture verdi bene inserite nel paesaggio e con un microclima interno adatto alla produzione di fragole e piccoli frutti per i quali è ormai impossibile la coltivazione con temperature che hanno ormai raggiunto i 45 gradi nei tunnel. E’ previsto che a fine 2024 ci sarà il modello definitivo di serra con microclima ottimizzato. Questo, ricorrendo a ricercatrici di fama internazionale oltre che italiani anche olandesi.

Ma saranno coinvolti anche costruttori e tecnici di settore ed esperti in paesaggio che ieri, 26 gennaio, hanno illustrato nell'Auditorium della cooperativa i primi risultati di un percorso di studio e progettuale voluto dalla cooperativa stessa ed iniziato nel 2023 per approntare una nuova serra per fragole e piccoli frutti. Una serra trentina da proporre ai soci, adatta alle nostre altitudini, ormai necessaria per contrastare i cambiamenti climatici che stanno incidendo sempre più pesantemente sulle produzioni agricole. La nuova progettazione per consentire ai soci coltivatori di continuare la loro attività in sicurezza.

La serra trentina sarà robusta, di forma ogivale, perfettamente integrata nell'ambiente in virtù delle sue nuove coperture verdi. La cooperativa Sant'Orsola potrà proporre ai suoi 600 soci trentini una modulo tutto nuovo e resistente, capace di far fronte a venti forti, bombe d'acqua, pesanti grandinate. L'obiettivo finale è una serra ecosostenibile anche a vantaggio di chi ci lavora, capace di integrarsi bene con l'ambiente esterno nel pieno rispetto del paesaggio.

E nell'anno in corso finiranno le ricerche e gli studi iniziati nel 2023 tesi a creare il nuovo microclima interno necessario a mitigare le temperature ormai troppo elevate e sempre crescenti. L'estate scorsa nelle serre trentine si sono toccati i 45 gradi e i 52 in quelle dei soci al lavoro nell'Italia del Sud.

Le sperimentazioni sono state condotte in collaborazione tra la cooperativa Sant'Orsola e le ricercatrici dell'università di Wageningen (Olanda) Cecilia Stanghellini (senior scientist nota a livello internazionale dell'unità di "orticoltura in terra” del Research Center universitario) ed Isabella Righini della medesima unità operativa olandese. Ieri hanno illustrato il loro lavoro mirato alla ricerca degli equilibri necessari interni alle serre, valutando l'uso di appositi teli retinati verdi sulle coperture esterne e nebulizzando l'aria interna senza ridurre la produzione di fragole e piccoli frutti e conservando la loro alta qualità e valore nutritivo. Hanno sperimentato i possibili microclimi l'anno scorso in impianti di un socio della Sant'Orsola in Valsugana e continueranno anche quest'anno per ottimizzare ed affinare i significativi risultati conseguiti.

Il lavoro compiuto porterà ad un progetto di microclima adottabile nella nuova serra trentina, aumentandone anche i volumi e realizzando strutture assai più resistenti delle attuali - ha rilevato il presidente della cooperativa Sant'Orsola Silvio Bertoldi aprendo l'incontro, il terzo rivolto ai soci per fornire un pacchetto di soluzioni completo. Nei primi due sono stati affrontati infatti i temi delle coperture assicurative adatte in tempi di cambiamento climatico e le modalità opportune per l'accesso al credito al fine di investire in nuove strutture.

“L'accrescimento delle conoscenze è nel Dna della Sant'Orsola fin dagli albori la ricerca costante di nuove tecniche colturali, varietà e metodi di lavoro possano aumentare i ricavi dei soci. Non solo per incrementare il valore dei prodotti conferiti, ma per fare impresa collettiva. Questo è il nostro modo di essere cooperativa proprio come impresa collettiva” ha sottolineato il direttore della Sant'Orsola Matteo Bortolini nel suo intervento.

Collegando le sperimentazioni compiute ai nuovi investimenti necessari per fare fronte al climate change, ha sottolineato che l’investimento in una serra è lo strumento primo per la coltivazione e la produzione di piccoli frutti, tanto oneroso quanto importante, che deve avere una direzione tecnico-scientifica, provata da ricerca e esperienze di settore non indifferenti. “La scelta del fare o non fare rimane sempre in capo all’azienda singola, ma penso che poterla decidere sulla base di un’analisi condivisa e supportata agevoli o quanto meno renda meno “ansiogena” la decisione” ha precisato il direttore.

“La nuova serra trentina insisterà su territori rigidamente controllati da un intricato pacchetto di normative urbanistiche pubbliche che non agevolano di certo l'imprenditore” ha affermato dall'architetto Marcello Lubian, noto progettista del paesaggio e di riqualificazione urbana, che ha segnalato la necessità di evolvere, affinare e semplificare il quadro normativo relativo al sistema di coltivazione in tunnel/serra per i piccoli frutti.

Ha rilevato pure che l’evoluzione tecnologica, di tecniche costruttive e di monitoraggio sulle nuove pratiche di coltivazione per tunnel e serre per i piccoli frutti, attraverso lo studio di prototipi in essere, richiedono la consapevolezza di superare l’impostazione degli attuali sistemi datati e/o poco su un quadro normativo chiaro.













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