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Il vescovo di Bolzano "spegne" i riscaldamenti: 15 gradi nelle chiese e meno illuminazione

Muser: «Clima, guerre, fame. Non lasciamoci scoraggiare dalle sfide del nostro tempo». In Alto Adige il cantiere sinodale sarà dedicato alla convivenza tra culture diverse



BOLZANO. Cambiamento climatico, guerra, fame. “Non lasciamoci scoraggiare dalle dimensioni di queste sfide, facciamo i passi che oggi sono possibili.” Lo ha detto oggi (17 settembre) il vescovo di Bolzano Ivo Muser ieri (17 settembre) all’Accademia Cusanus a Bressanone nella sua relazione a chiusura del Convegno pastorale diocesano.

Muser ha fatto esempi concreti sul fronte energetico, tema caldo del momento: “Un impianto fotovoltaico sul tetto della canonica, un nuovo sistema di riscaldamento sostenibile per la casa parrocchiale, regolare lo spazio interno della chiesa a una temperatura massima di 15 gradi, ridurre l'illuminazione delle facciate e dei campanili o addirittura farne a meno. Sono modi per testimoniare la speranza con decisioni concrete e azioni consapevoli”, ha detto il vescovo.

Partendo dal tema diocesano annuale “Per una Chiesa sinodale: vicini e assieme”, il vescovo ha ribadito il concetto di fondo: “L'incontro con il prossimo è indispensabile. Senza l'incontro con l'altro le nostre azioni sono prive di significato, soprattutto nella pastorale. Perché l'altro è diverso, non mi lascia nella mia comfort zone. Perché costringe me stesso a cambiare.”

In questo contesto si innestano alcune questioni attuali della cura pastorale, come la realtà di piccoli gruppi che in alcune parrocchie condividono la Bibbia, un modo facile per entrare in contatto con la Parola di Dio. “Questi gruppi di persone ancorate alla Bibbia fanno entrare aria nuova in tutta la comunità, ci insegnano a vivere e celebrare la Parola di Dio in modo nuovo".

Il tema annuale "Vicini e assieme" incoraggia a riprendere consapevolmente il servizio al prossimo: anziani e malati, persone sole, poveri ed emarginati, persone in fuga e ogni forma di difficoltà materiale e spirituale: “Ad ognuno di loro – così il vescovo – va donata vicinanza, non solo con la buona volontà dei singoli, ma con un servizio convinto dell'intera comunità. C’è bisogno di una pastorale della carità che abbia come obiettivo l'intera comunità, che sensibilizzi tutti ai bisogni degli altri.” Iniziando dai piccoli passi, ha detto Muser, “ad esempio concludere la riunione del consiglio pastorale parrocchiale, di un’associazione o di una comunità monastica con una testimonianza di carità vissuta o dell’amore concreto verso il prossimo.”

Un passaggio importante ha riguardato la parrocchia alla sfida della secolarizzazione e del rapporto privato con la fede: “La pastorale deve cambiare – ha detto il vescovo – oggi è importante che la parrocchia sia una casa ben attrezzata per la vita quotidiana e aperta al nuovo, alle persone che vogliono essere suoi ospiti.” Sulla guida delle parrocchie e il coinvolgimento dei laici, il vescovo ha rimarcato che “il cambiamento strutturale è diventato evidente e va affrontato con molta determinazione. Gli orientamenti sui team pastorali e sulla collaborazione nella guida delle comunità parrocchiali offrono una strada percorribile. Le nostre parrocchie avranno un futuro solo se c'è una comunità di persone - anche piccola - che se ne assume la responsabilità. Il primo compito del consiglio parrocchiale e del team pastorale è quello di consentire al maggior numero di fedeli di sperimentare il comune servizio in parrocchia.” Senza dimenticare, ha chiarito Muser, che “la fede cristiana è personale ma mai privata. Per sua natura, è legata alla comunità. Quindi meno io e più noi.”

Muser ha parlato anche della Diocesi dentro il percorso del sinodo delle Chiese in Italia: “Quest'anno siamo invitati a fare un passo ulteriore e a metterci in ascolto di coloro che sono ai margini o fuori dalle nostre comunità ecclesiali. La Conferenza episcopale ci invita a formare in ogni parrocchia dei piccoli gruppi di ascolto, per praticare uno stile di aggregazione che superi i nostri confini.” Ogni Diocesi è inoltre chiamata ad individuare un cantiere sinodale in base alla sua situazione specifica e alla sua storia. “Nella nostra diocesi – ha annunciato il vescovo – questo cantiere sarà incentrato sulla coesistenza di lingue e culture. La convivenza dei gruppi linguistici tedesco, italiano e ladino, ma anche l’interazione con le diverse lingue e culture che incontriamo nel corso delle migrazioni saranno i temi portanti di questo cantiere di comunione, che vuol essere un cantiere permanente in senso positivo.”

Muser ha voluto ricordare il vescovo Joseph Gargitter, che all'epoca si impegnò con determinazione per la coesistenza dei gruppi linguistici e per una nuova cultura di riconciliazione, dialogo e negoziazione. “Come Chiesa locale negli ultimi decenni abbiamo compiuto passi importanti, anche nella società altoatesina. Sono convinto che il cantiere della convivenza non sia solo una sfida speciale per la nostra Diocesi, ma anche la nostra ricchezza e la nostra vocazione.”

“C’è bisogno di tutti noi insieme, ha concluso Muser citando Romano Guardini: "Ci sono stati forse tempi migliori del nostro. Ma questo è il nostro. E in questo tempo c'è bisogno di noi come cristiani".

 













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