FESTIVAL DELL’ECONOMIA

Il premio Nobel Lech Walesa: “Dobbiamo mettere a posto la Russia una volta per tutte”

Il presidente della Polonia dal 1990 al 1995 e Premio Nobel per la pace nel 1983 a Trento: “Noi polacchi siamo rifugiati nella Ue e se non fossimo lì la guerra sarebbe in corso anche in Polonia. Noi sosteniamo al massimo l'Ucraina”



TRENTO. "Noi polacchi siamo rifugiati nella Ue e se non fossimo lì la guerra sarebbe in corso anche in Polonia. Noi sosteniamo al massimo l'Ucraina e vogliamo una volta per tutte mettere a posto la Russia che ha un sistema politico sbagliato. Se il presidente avesse da onorare due mandati quinquennali e niente più non ci sarebbe stato Stalin né Putin, non ci sarebbero malfattori. Dobbiamo sostenerla affinché costituisca un altro sistema politico”. Lo ha detto Lech Wałęsa, presidente della Polonia dal 1990 al 1995 e Premio Nobel per la pace nel 1983 al Festival dell'economia di Trento.

“Nessuno dei giovani russi sa se domani potrà essere obbligato a combattere e morire – ha aggiunto – Cerchiamo di convincerli non con le armi e i carri armati ma con la persuasione. Serve opera di persuasione da parte di ogni Paese. Ogni giorno dico ai miei amici russi: domani toccherà a te, a tuo figlio, a tua figlia. Non siamo contro di loro, vogliamo aiutarli a vivere in un Paese normale”.
E ancora: "Manca una coordinazione unitaria a capo dell'Europa unita. Da soli non ce la si fa e ci vuole qualcuno che ispiri e faccia da guida. È molto importante avere influenza come elettorato sulle forze politiche perché le tendenze nazional popolari stanno prendendo la mano un po' dappertutto. Né Francia né Italia hanno possibilità di prendere e le redini nelle loro mani. Tutti in Europa prendano in mano il loro destino e costruiscano una forte leadership che la possa portare avanti".
Ha poi chiuso così: “Dobbiamo cambiare anche la dimensione geografica del nostro essere nel Mondo. Si deve trovare una piattaforma comune che ci unisca all'interno dell'Europa, per una nuova costruzione. Che cosa ci potrebbe unire noi tutti? Mi sorgono due idee. Una parte del mondo vuole un futuro su leggi, mercato e libertà e l'altra risponde no, non è una buona idea. Cerchiamo al di sopra di ogni cosa di stabilire valori comuni che ci guidino nella costruzione del futuro. Ma ne una parte né l'altra vogliono cedere”.
Il secondo problema è il sistema economico a cui guardare. “Ce ne sono due e dobbiamo sceglierne uno, tra capitalismo e comunismo – conclude – I giovani cadono nel miraggio perché il comunismo viene presentato con valori di giustizia e libertà ma non sanno che in pratica questo non è realizzabile, il comunismo non ha superato l'esame della sua vita. Allora rimane il capitalismo, che sembrava bello anche se concorre in modo non del tutto pulito qua e là. Qualcuno dice che la corsa tra gli Stati è come una corsa tra ratti, molta gente va eliminata perché non trova lavoro. Il nuovo capitalismo dovrebbe lasciare il mercato libero e correggere tutto il resto e cercare il modo di impiegare le persone senza lavoro trovando un modo per corrispondere ai desideri dei più”.













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