la causa

I legali di Benno chiedono 100mila euro a Federica Sciarelli 

Il caso Neumair. In un servizio di “Chi l’ha visto?” fu detto che Moccia e Polo avrebbero suggerito a Benno di fornire dichiarazioni di comodo per evitare la premeditazione: «Diffamati»


Mario Bertoldi


BOLZANO. Federica Sciarelli, giornalista e nota conduttrice della trasmissione tv «Chi l’ha visto?» (di cui è anche responsabile), ed un collega sono da ieri sotto processo (giudice Julia Dorfmann) con l’accusa di diffamazione ai danni degli avvocati Flavio Moccia e Angelo Polo, difensori di Benno Neumair, il giovane bolzanino che ha confessato di aver assassinato entrambi i genitori gettandone i corpi nel fiume Adige e che è stato condannato a due ergastoli.

Al centro del caso ci sono le dichiarazioni dello stesso Benno che confessò per la prima volta il duplice crimine l’11 febbraio 2021 , poche ore dopo il ritrovamento del cadavere della madre. La seconda confessione, molto più dettagliata, avvenne il primo marzo successivo. Sotto accusa è finito, su querela dei due legali (assistiti dall’avvocato Roberto Mangogna), un servizio realizzato per il programma da Giovanni Loreto Carbone (pure lui giornalista) il quale - parlando dei depistaggi e della confessione dell’imputato, puntualizzò: «...Per questo pare che nei vari interrogatori, sicuramente su consiglio degli avvocati, Benno restringe sempre più l’intervallo di tempo tra lo strangolamento del padre e l’arrivo in casa della madre». A conclusione dell’indagine avviata su querela dei due legali, l’allora giudice della fase preliminare Peter Michaeler (ora in servizio a Verona) respinse la richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero, disponendo l’imputazione coatta nei confronti dei due giornalisti. Gli atti tornarono dunque in Procura ed ora sia Giovanni Loreto Carbone che Federica Sciarelli sono sotto processo.

La discussione e la sentenza sono previste per il prossimo 26 settembre. Nelle motivazioni con cui il giudice Peter Michaeler all’epoca non ritenne di poter accogliere la richiesta di archiviazione si legge che nel servizio gli avvocati Flavio Moccia e Angelo Polo sarebbero stati additati come «aggiustatori» della confessione resa da Benno Neumair al fine di ottenere l’esclusione dell’aggravante della premeditazione per l’omicidio della madre. Secondo il giudice, però, il giornalista autore del servizio avrebbe «esorbitato dai limiti del racconto oggettivo per inserire un suo giudizio personale, lesivo dell’onore e della professionalità dei difensori di Neumair». Più nel dettaglio definì la frase incriminata come «suggestione manipolatoria dell’opinione pubblica». Ieri nella prima udienza del processo gli avvocati Polo e Moccia si sono costituiti parte civile (con il patrocinio dell’avvocato Roberto Mangogna) chiedendo un risarcimento per il danno di immagine e della reputazione professionale di 50 mila euro a testa, sulla base della notorietà del caso e della diffusione nazionale del programma.

Al momento non risultano trattative in atto per giungere ad un accordo bonario tra le parti. La sentenza dovrebbe dunque essere emessa il 26 settembre. La somma richiesta a testa dai due legali è il minimo previsto per casi di diffamazione di questo tipo dalle cosiddette tabelle di Milano che tra il resto dal 2018 non sono state aggiornate.

 













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