I 100 anni di Loacker da Bolzano al mercato globale
Era il 1925 quando Alfons Loacker aprì la prima pasticceria In via della Roggia inventò i wafer “tascabili”. Oggi sono i leader mondiali
BOLZANO. Tutto iniziò nel lontano 1914. Alfons Loacker, un ragazzo di 13 anni di Innsbruck, «amante dei dolci», come racconta il nipote Andreas, arrivò a Bressanone per lavorare nella pasticceria Moser. Se la cavava bene e nel 1917, in piena guerra, venne mandato a Bolzano nella prestigiosa pasticceria Rizzi, dove imparò l’arte dei wafer. «Nel 1925 disse alla famiglia: “Non ho soldi, ma vorrei mettermi in proprio” - prosegue Andreas Loacker, oggi vicepresidente del Cda- così decise di fondare la prima pasticceria, in via della Roggia, che aprì le porte il 3 aprile. Vista la sua passione per il calcio e per lo sport in generale, gli venne un’idea: realizzare dei wafer tascabili per dare energia durante le partite. Uno snack comodo, compatto, che ebbe subito successo tra i clienti».
Da quella prima, piccola pasticceria, e da quella idea, nacque un impero: oggi l’azienda altoatesina Loacker è presente in 110 paesi. L’anno scorso ha venduto un miliardo e 50 milioni di confezioni, confermandosi leader mondiale del mercato dei wafer. «L’impresa ha un fatturato di 460 milioni, di cui 250 milioni solo con l’estero - spiega il presidente del consiglio di amministrazione Ulrich Zuenelli - Negli anni ’80 quest’ultimo valeva appena mezzo milione di euro, quindi in quarant’anni si è più che cinquecentuplicato. È così che le tre persone che lavoravano con mio nonno Alfons negli anni ’20 dello scorso secolo, oggi sono diventate 1.175». Nei prossimi tre anni l’azienda punta ad ottenere il certificato B Corp: garanzia di alti standard di performance sociale e ambientale. In più si amplierà ulteriormente: nei prossimi 2-3 anni è prevista la realizzazione di una nuova sede vicina alla fabbrica di Auna di sotto. Una costruzione che affaccia sullo Sciliar e che diventerà «centro di ricerca e innovazione», come specificato dai vertici del Cda.
Tra le prossime sfide da affrontare: il rialzo del prezzo del cioccolato. «Ne risentirà l’intero settore, e i consumatori vedranno aumenti generali dei prezzi, soprattutto per le tavolette di cioccolato - spiega Zuenelli - I prodotti Loacker ricoperti di cioccolato rappresentano solo il 35% della produzione, quindi gli effetti per noi, si spera, saranno ammortizzati».
Il 5 aprile di quest’anno, Loacker festeggerà cento anni, con un grande evento in piazza Walther. Sarà l’occasione per rivivere una storia che ha portato il celebre logo raffigurante il massiccio dello Sciliar nelle dispense di tutto il mondo.
Lo sviluppo
«Per mio nonno Alfons non fu un inizio facile - racconta ancora Andreas Loacker - Durante la seconda guerra mondiale la città fu distrutta dai bombardamenti, e lui dovette ricominciare da capo».
Nel 1959 aprì una nuova sede in piazza Domenicani, ma il vero sviluppo arrivò con la seconda generazione: Armin e Christine, che presero il testimone e aumentarono il ritmo della produzione. Nel 1969 l’acquisto del forno automatico. «Con 15 persone si riuscivano a produrre 25mila Loacker al giorno», prosegue. Nel 1974 aprì la sede ad Auna di sotto e il marchio iniziò ad espandersi nel resto d’Italia. Negli anni ’80 nacquero gli “gnometti”, ambasciatori del marchio in Italia, e alla fine degli anni ’90 aprì i battenti il secondo stabilimento di produzione. Negli anni duemila aprirono i cinque Loacker caffè.
Il resto, lo vediamo ai giorni nostri.
©RIPRODUZIONE RISERVATA.