Storo, rogo nel sottotetto
Incendio nella casa Itea di via Trento: danni ma nessun ferito
STORO. Cause e danni sono da accertare anche se le prime ipotesi fanno al momento pensare a una possibile negligenza. Non è, infatti, da escludere la presenza di un mozzicone di sigaretta finito su una poltrona che avrebbe così propagato scintille e fumo dentro il piano comune nel sottotetto di una casa Itea di via Trento. Sembra, infatti, sia possibile escludere guasti elettrici o cortocircuiti. Fortunatamente non ci sono stati feriti ma solo trambusto e un po' di panico tra gli inquilini.
Erano circa le 8.30 di ieri mattina quando vigili del fuoco e corpo di polizia locale vengono chiamati dalla sala operativa che, attraverso selettiva, preannunciava un principio di rogo dovuto, secondo le prime frammentarie informazioni, a un difettoso funzionamento della canna fumaria. In una manciata di minuti uomini e mezzi dei vigili del fuoco sono intervenuti salendo nell’edificio.
«Da subito - spiega Alessandro Giacco comandante dei vigili del fuoco di Storo - l'ipotesi canna fumaria è stata in buona parte risultata ridimensionata. Prima di tutto abbiamo dapprima disposto la chiusura delle strade circostanti e quindi fatto ricorso alla mega scala distrettuale di 34 metri che ci ha consentito di accedere al locale evitando di salire lungo la tromba delle scale in modo da contenere i disagi. Il pianerottolo era già in parte carbonizzato con alcune travi che risultavano lesionate con l' isolante già compromesso. Si è trattato di mettere in sicurezza l'intero piano verificando l'eventuale presenza di bombole o di guasti alla rete elettrica che di primo acchito non di notavano. Espletata tale procedura abbiamo potuto operare con maggior tranquillità e sicurezza mediante il ricorso a estintori ».
Stefano Bertuzzi, comandante del corpo di polizia locale, aggiunge: «La nostra presenza è stata di supporto affinché i pompieri potessero operare senza intralci. Conseguentemente con altri colleghi abbiamo visionato lo stabile per verificare se cerano rischi o pericoli dal fatto che l'edificio popolare ospita su più piani sei famiglie».